Diciamocelo: noi italiani siamo un popolo di superstiziosi. Chi più, chi meno, pensa che ci sia realmente qualcosa che regola la nostra vita; un po’ come quelle Parche che, nel cartone animato della Walt Disney di Hercules, tagliano i fili e decidono chi è degno di vivere e chi, al contrario, sarà il prossimo a morire. Noi, la superstizione, la troviamo dappertutto: in quel vestito che ha portato bene ad un colloquio di lavoro – giusto rimetterlo in occasioni da non perdere, in quelle mutande messe prima di un appuntamento con una ragazza, in quel nastro che ti sei messo intorno al calzettone della caviglia sinistra nella partita più importante della stagione, che ti ha permesso di segnare il tanto agognato gol. Quel nastro, anche se inutile, lo rimettereste sempre.
La superstizione, però, quasi mai è legata ai propri capelli. Per il gentil sesso vale il precetto “nuovo look, nuova vita”: per i calciatori questo non significherebbe niente visto che, ad oggi, quegli uomini sono diventati la prima fonte di guadagno per i parrucchieri sparsi in giro per il mondo. Pensate alla cura maniacale che dovrà avere El Shaarawy per ingellarsi la cresta ogni mattina, a quanto rischiava il barbiere di fiducia di Valderrama o di Gullit nel caso tagliasse una ciocca di troppo, a quanta pazienza ha chi sta dietro a Balotelli, che ha un’acconciatura diversa per ogni paio di scarpe. Il mito biblico di Sansone ci ha sempre raccontato di come la forza stia nei capelli, ma se così non fosse?
Ci sono anche loro, infatti: i pelati.

Lunedì chiuso
Mandolino, mafia, pizza e spaghetti. Se chiedi ad uno straniero qualcosa sull’Italia probabilmente ti risponderà citando una di queste parole, se non tutte. Ciò che però non saprà è che, di lunedì, tutti i parrucchieri sono chiusi. Un problema? Direi di no, perché in Italia, quest’anno, l’uomo pelato va molto di moda. Ad essere onesti, gli anni migliori li abbiamo attraversati quando i calciatori avevano pochi capelli: da non dimenticare che la Coppa del Mondo del 2006 fu alzata da un Cannavaro completamente lucido in testa, e per il rovescio della medaglia Di Biagio sbagliò quel famoso rigore ai Mondiali del ’98 nelle stesse condizioni. Dopo di loro Corini, Bresciano, Big Mac Maccarone, Del Piero, Di Vaio; tra gli stranieri c’è chi, come Cambiasso, ha preferito tagliarsi quella poca roba che aveva in testa per apparire più fotogenico alla lente della telecamera – e ringraziamo il Cuchu per questo. Nel campionato in corso, i beniamini calvi si possono contare sulla punta delle dita a causa delle mode elshaarawyane e hamsikiane, ma vedono artisti del calibro di Borja Valero, che tanto bene sta facendo nell’Inter prima in classifica, e zappatori come Koulibaly e Babacar, sulle cui teste probabilmente è passato Attila visto che lì non cresce più capello. Siamo però messi ottimamente dal punto di vista degli allenatori: Spalletti, Maran, Iachini, Ballardini. La Sibilla Baba di Dragon Ball potrebbe leggere il futuro sulle loro teste.

Peluqueria
Parliamo di Spagna, parliamo di Cristiano Ronaldo. Il cinque volte pallone d’oro è un fissato dell’acconciatura: addirittura, una notizia del 2015 riporta che lo stesso portoghese aveva incaricato il suo hairstylist dii pettinare la statua che lo ritraeva, nel museo di Madeira, almeno una volta al mese. Uno dei soliti capricci da ricchi? Probabilmente sì. Inoltre, CR7, al termine della scorsa annata, aveva promesso che, in caso di vittoria della Champions League, si sarebbe tagliato i capelli a zero – su questo, però, non è stato molto onesto.
Ad oggi, a tenere alta un’eredità che nel corso del tempo ha visto interpreti del calibro del bellissimo Beckham e del bruttissimo Gravesen, è l’orgoglio nazionale Simone Zaza, che non si è perso d’animo dopo il rigore sbagliato con la Germania: lui, quando decide di rasarsi anche la barba, è il principale cosplayer di Imothep nel film La mummia.

Oggi è il miglior marcatore della Liga dopo l’alieno Messi, di diverse lunghezze sopra a Benzema, uno che in 30 anni non ha mai cambiato capigliatura. A Siviglia, se non fosse per N’Zonzi, i barbieri sarebbero tutti chiusi. A Malaga, partito Sandro Ramirez, il solo Diego Rolan non ha saputo mantenere alte le credenziali da pelado. Si salvano El Zhar e Amrabat, il cui splendore cutaneo sta facendo volare il Leganes in zona Europa.
Hairspray – Pelato è bello
Dopo 45 anni dall’ultima volta, l’Huddersfield Town è tornato in Premier League, e se ancora non si trova nelle relegation zone il merito è soprattutto di Aaron Mooy, numero 10 australiano e autentico playmaker della squadra di Wagner. Pensare che da giovane, quando era dotato di una chioma abbastanza folta, non ha mai “sfondato” sul serio è un punto in più per la nostra causa: quest’anno, il suo gol sul Manchester United è stato cruciale per la vittoria sui Red Devils. Addirittura, David Silva è stato ammaliato dalla bravura dell’australiano che, in meno che non si dica, si è rasato anch’esso i capelli. Roba da non credere.

I due, ovviamente, sono in buona compagnia. Al City ci sono Fernandinho e Fernando, quasi omonimi non solo di nome ma anche di capigliatura; Rooney ha pensato di ritornare a Goodison Park, ma il miracolo è già avvenuto qualche anno fa con la scorciatoia del trapianto. Kanté riesce a rubare palla ai suoi capelli prima ancora che crescano, Morata e Gabriel Jesus segnano sia con che senza.
La palma di vincitore assoluto, però, se la contendono Oriol Romeu e Jonjo Shelvey. Il primo, da quando è al Southampton, ha visto passare davanti a sé 3 allenatori diversi in 3 anni: peladofobia o scelta tecnica? I vertici alti dei Saints avranno avuto i loro buoni motivi. Il secondo, del Newcastle, è vittima di uno dei cori più divertenti della Premier League: talvolta può succedere che, nel riscaldamento, i tifosi avversari intonino un “Harry Potter’s coming for you”, appellandosi alla somiglianza tra Jonjo e il crudele Voldemort. Giudicate voi.

E ricordatevi: meglio pelati che come Robben ai tempi del Chelsea.

Ma vogliamo parlare di pierluigi collina?