“You Kante Play”: N’Golo Kante, centrocampista difensivo del Leicester City, è uno dei tanti calciatori che potrebbe, dalla stagione 2016 -2017, non militare più in Premier League qualora il Regno Unito decidesse, a seguito del referendum che si terrà il prossimo 23 giugno, di lasciare l’Unione Europea.
A fronte di un’autonomia più o meno desiderata, il volto della Premier League inglese potrebbe cambiare completamente, visto che gli accordi per comprare nuovi giocatori europei diventerebbero sempre più complicati.
Secondo nuovi dati pubblicati da “Stronger In”, sito web che sostiene ufficialmente il movimento per rimanere all’interno dell’ UE, sarebbero 108 i calciatori che hanno firmato, con squadre inglesi, un contratto nelle ultime due finestre di calciomercato, che se il referendum fosse già attivo, quest’oggi non si troverebbero a disputare le fasi finali di un’accesa e storica Premier League.
Stronger In afferma che se il Regno Unito dovesse diventare un paese autonomo, e di conseguenza rifiutasse le leggi che permettono il movimento libero fra i 28 paesi dell’Unione Europea, i 108 in questione non potrebbero beneficiare del permesso di soggiorno che consentirebbe loro di giocare in Inghilterra.
Le leggi in merito ai permessi di soggiorno rilasciati ai calciatori nel Regno Unito, vogliono che il giocatore abbia disputato almeno il 75% delle partite internazionali nei due anni precedenti e che il paese da dove viene quest’ultimo, si trovi fra i primi 70 della classifica internazionale FIFA. Tale imponimento legislativo vale, oggi, per tutti quei calciatori non europei, visto che agli stessi è concesso di spostarsi dal Continente al Regno Unito senza nessun problema burocratico grazie alla legislazione europea.
Chi sono i giocatori che saranno colpiti dai cambiamenti?

Il centrocampista difensivo N’Golo Kante, calciatore di nazionalità francese, che ha ricoperto un ruolo importantissimo nell’ascesa del Leicester City verso la conquista della Premier League, è stato comprato il 3 agosto 2016 dal Caen per circa 8 milioni di euro. Prima di questa stagione Kante non è mai nemmeno stato convocato in nazionale, e non avrebbe quindi potuto soddisfare i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. Il suo contributo alla squadra, 134 contrasti eseguiti durante la stagione attuale, ha fatto sì che egli venisse riconosciuto a livello nazionale e internazionale come un centrocampista efficace e imponente, senz’altro tra i migliori del momento nel suo reparto.
Lo stesso problema vale anche per l’attaccante francese Dimitri Payet, acquistato dal West Ham dal Marseille nel giugno del 2015. L’accordo che ha portato Payet, che ha fatto 12 gol durante la sua prima stagione in Inghilterra, a vestire la maglia degli hammers, sarebbe stato molto più difficile se lo stesso calciatore avesse avuto bisogno di ottenere prima un permesso di soggiorno.
Come già accennato prima, i numeri pubblicati da Stronger In sono rivolti solo a quei giocatori acquistati durante l’ultima finestra di calciomercato, senza considerare l’ innumerevole quantità di footballers europei che nel passato hanno avuto l’onore e l’onere di giocare in uno dei più belli e affascinanti campionati del mondo.
Lo scopo dello studio è solo e soltanto quello di far capire come sia necessario, al giorno d’oggi, che un calciatore, come d’altronde ogni singolo cittadino del mondo, debba esser libero di vivere la propria vita dove vuole.
La tesi supportata da Stronger In fa dunque riferimento al fatto che la libertà di movimento di questi calciatori abbia dato l’opportunità ai club di Premier di acquistare pedine rivelatesi poi preziosissime nel corso della stagione. Finora abbiamo accennato soltanto a due dei tanti nomi, tralasciando altri, se vogliamo, aventi anche un certo spessore qualitativo: Anthony Martial del Manchester United, Dejan Lovren (il difensore che ha portato il Liverpool alla semifinale dell’ Europa League) o Gerard Deulofeu dell’Everton.

Un altro effetto indesiderato che il referendum di Brexit potrebbe portare con sé, riguarda l’ingente riduzione di possibilità economiche e quindi investitori, per il futuro. Come già più volte scritto in precedenza, gli accordi attuali hanno permesso a 108 calciatori di poter giocare nel Regno Unito. La domanda sorge dunque spontanea: che tipo di ripercussioni a livello economico e mediatico potrebbe tutto ciò portare sul circus della Premier League? Siamo pronti a scommettere che non saranno di certo conseguenze positive.
Già a gennaio Karren Brady, vicepresidente del West Ham, ha affermato che “isolarsi dall’Unione Europea provocherebbe conseguenze disastrose per il calcio britannico”. Come per tutti gli altri lavoratori provenienti dal vecchio continente, che hanno trovato un impiego sull’isola britannica, l’uscita dello U.K. dall’Unione Europea porterebbe anche tutti quei calciatori europei già militanti nei campionati britannici, a fare domanda per ottenere un visto; non ci troveremmo più a parlare soltanto di poco più di un centinaio di giocatori, bensì di circa due terzi della totalità delle rose che attualmente disputano regolarmente i tanti campionati del Regno Unito.

A costo di portare una sicuramente non necessaria “Indipendenza”, la ricaduta del movimento separatista di Brexit rischia veramente di danneggiare il calcio e non solo, nel Regno Unito, ossia quindi di risultare sul tabellino storico dell’isola “governata” dalla regina Elisabetta II, come un vero autogol.