Big Easy Jazz

Tutto ciò che gira attorno a New Orleans è sempre stato diverso, innovativo, controcorrente.
La città stessa, immersa nel profondo sud dello stato della Louisiana, ne è il primo esempio.
Lei infatti, centro nevralgico di quella parte meridionale centro-orientale degli Stati Uniti, storicamente non molto avanzata dal punto di vista delle leggi razziali, fu forse la prima metropoli di quella zona a concedere delle libertà espressive riconosciute agli afroamericani, soprattutto in ambito musicale, dal quale poi, attraverso le mille influenze proveniente dalle culture presenti, nacque il jazz.

Il General Manager dei New Orleans Pelicans, Dell Demps, benché nato e cresciuto in un’altra parte degli States, deve aver tenuto presente questa particolare caratteristica della Big Easy, quando, nel febbraio dello scorso anno, ha fatto una scelta in totale controtendenza con l’andazzo attuale dell’NBA, proponendo una nuova edizione delle Twin Towers, con l’affiancamento di DeMarcus Cousins ad Anthony Davis.
L’esperimento, dopo il grande risalto mediatico e, a dire il vero, il non brillantissimo finale della scorsa stagione, sembra aver trovato, in questa prima parte di Regular Season, un particolare equilibrio, per poter puntare ai quei PlayOff centrati una sola volta negli ultimi 6 anni.

Inizio in salita

In effetti, i Pelicans sono partiti con un po’ di scetticismo sulle loro reali capacità.
Non si discuteva, certo, la bomba atomica che hanno sotto canestro, ma in molti storcevano il naso, notando l’assoluta mancanza di talenti, al di fuori del solo Jrue Holiday, in tutti gli altri ruoli.
E no, non ci siamo dimenticati di Rajon Rondo, ma probabilmente sarebbe più semplice spiegare ad un bambino la critica della ragion pura di Kant piuttosto che sapere cosa ne sarà dell’ex Celtic.
È comunque un’ottima occasione per gustarci le sue vecchie prodezze.
Il video è di 4 anni fa, più che altro perché trovare una sua giocata migliore negli ultimi anni sarebbe un’impresa.
Ad aumentare ancora i dubbi, contribuiva anche il rendimento avuto dai ragazzi di Gentry dopo l’arrivo di Boogie, un 11-14 che ha trascinato i Pellicani della Louisiana a ben 7 vittorie dai Trail Blazers, ottavi nella Western Conference.
Cousins ha così dovuto rimandare ancora l’esordio nella Post Season, incredibile per un ragazzo di 27 anni con tali qualità.
Oltretutto i grandi cambiamenti estivi avvenuti all’interno della Western Conference, con gli arrivi da est di diversi top player, hanno contribuito a portare le luci dei riflettori da altre parti, lasciando New Orleans un po’ in ombra.
Forse però, questo non può che aver giovato a Gentry e il suo staff, che sono stati liberi di poter completare il lavoro sull’inserimento di Cousins, soprattutto per quanto riguarda gli schemi offensivi.
Sebbene infatti si sia detto più e più volte che lui ed Davis potessero benissimo coesistere e adattarsi l’uno all’altro, le 17 gare, giocate dall’ex centro di Sacramento tra febbraio e aprile con la nuova casacca, avevano dimostrato che era necessario un po’ di tempo, prima che la nuova macchina funzionasse a meraviglia.
L’emblema di queste difficoltà è stato l’aumento della distanza tra NOLA e la franchigia poi arrivata ottava, Portland.
Fino all’arrivo del buon DeMarcus infatti, nonostante gli schemi in attacco dei Pelicans fossero spesso destinati ad un one man show e tutti lo sapessero, la squadra riusciva a stare a galla, e lei e i Blazers viaggiavano a braccetto, in lotta con Denver per l’ultimo slot per l’accesso alla Post Season; da lì in poi invece, i ragazzi di Gentry si sono progressivamente distaccati, arrivando ad una distanza di 7 partite da Lillard e soci.
La musica, jazz o boogie fate voi, sembra stia cambiando quest’anno.
New Orleans è partita bene, con 11 vittorie e 9 sconfitte, salda ad un settimo posto che vorrebbe dire PlayOff, anche se meglio non urlarlo troppo.

Offensive power

I miglioramenti, soprattutto nella già citata fase offensiva, sono abbastanza evidenti, oltreché significativi.
I Pelicans infatti, in pochi mesi, sono passati dal 18esimo posto della Lega per punti a partita, con 104,3 PPG, all’ottavo, con 108,3; un aumento di ben 4 punti che sarebbe ingiusto ridimensionare solo per aver preso in esame un campione di partite più piccolo, considerando anche che i tentativi di canestro a gara sono diminuiti di 1,8 (da 87 a 85,2).
Ad essere aumentata, in maniera decisa, è la qualità in fase di realizzazione, con i tentativi realizzati a match passati da 39,1 a 40,7 e NOLA che è quarta in tutta la NBA in questa voce.
Questi upgrade sono soprattutto frutto, come anticipato, dell’alchimia che si sta formando tra i due lunghi.
I due stanno finalmente capendo come alternarsi al timone del team, non a caso la differenza di media punti tra loro si è notevolmente assottigliata, mentre entrambi sono cresciuti alla voce assist.
Gentry è anche riuscito a fare in modo che i due evitassero di pestarsi i piedi, alternandoli sia in post e sotto canestro, con Davis più a suo agio in queste situazioni, sia a spaziare lontano dal canestro e lungo l’arco, terreno di conquista di Cousins, primo centro NBA per triple tentante e realizzate a serata.
Qui c’è tutto il potenziale di Boogie.
La quasi esasperazione voluta dall’Head Coach dei Pelicans di questa situazione tattica, con il numero 0 a provare il tiro da tre, sembra stia quindi dando i suoi frutti; trattasi questa di una vera e propria intuizione se pensiamo che, rispetto alla stagione 2015/16, i tentativi di tripla a partita di Boogie sono passati da 3,2 a 6,9, più che raddoppiati. E non consideriamo l’inizio della sua carriera NBA.
A trarre vantaggio da questa situazione sono anche E’Twuan Moore e Jrue Holiday, il primo, onesto gregario che per la prima volta nella sua vita sta tenendo una media punti superiore a 10, il secondo, un play con diverse soluzioni nelle mani e un buon feeling con l’assist, costretto a limitare la sua vena realizzativa in favore delle due star, che sta tuttavia trovando continuità, dimostrando anche una propensione per il Pick&Roll.
In questo contesto, talentuosissimo sotto canestro, ma abbastanza povero fuori, sarebbe fantastico poter ammirare il Rondo dei giorni migliori, purtroppo però sembra decisamente indirizzato su un’altra strada.
Comunque sia, casomai non fosse chiaro cosa pensiamo di lui, noi rondeggiamo, sempre.

Difesa instabile

Appurato che l’attacco è la parte migliore dei New Orleans Pelicans targati 2017/18, buona parte dei loro destini dipenderà da quanto riusciranno a registrare una difesa che, al netto della solidità sotto canestro (quando la premiata ditta Brow&Boogie ha voglia di difendere), ha spesso fatto acqua, risultando un grosso punto debole.
Attualmente è la quintultima squadra per punti subiti a notte, nonché settima per triple subite, sintomo che, lontano dallo 0 e dal 23, gli avversari tentano troppo spesso, con buoni risultati, di far male ai ragazzi della Big Easy.
E i risultati, di conseguenza, si fanno sentire.
5 delle 9 gare perse sinora sono arrivate con almeno 115 punti subiti, di cui una, quella contro Denver, con addirittura 146, roba da fantascienza apocalittica.
Spezzando una lancia in favore di Gentry, c’è da dire che, a livello difensivo, più di un tot non potrà fare, avendo a roster due grandissimi Rim Protector e poco, pochissimo materiale pe una difesa perimetrale, fondamentale nell’NBA di oggi, in cui sempre più formazioni si affidano al tiro da 3, magari con un quintetto di piccoli veloci.
Tuttavia, per proteggere il ferro, sono messi benino.
Meglio di così è però lecito aspettarsi, dato che quasi tutti gli avversari da PlayOff della Western Conference hanno un giocatore in grado di fare davvero male in fase offensiva.
Evitare di sciogliersi, come burro durante gli attacchi avversari, sarà quindi fondamentale per mantenere salda una delle otto posizioni che portano in paradiso.

Che ne sarà di questi Pelicans?

In sostanza, cosa ne sarà di questi Pelicans?
Dirlo oggi è abbastanza complicato ma, volendo essere ottimisti, un record che non si discosti troppo dal 50-55% di vittorie, come quello odierno, dovrebbe essere raggiungibile.
Molto dipenderà dalla continuazione del processo di crescita e coesione di Cousins e Davis, unici veramente competitivi in una formazione che, senza di loro, sarebbe quasi di sicuro il fanalino di coda dell’intera NBA.
In fondo però, la bellezza di questa squadra sta proprio nel fatto che si fondi su un equilibrio instabile tanto quanto il carattere del suo DeMarcus.
Un equilibrio che, Rondo permettendo, molto difficilmente potrà essere cambiato in meglio, perché arrivare a nuovi buoni giocatori tramite trade è quasi impossibile, ma che, al contrario, potrebbe essere facilissimo da far esplodere, trasformando una squadra da potenziali PlayOff in una polveriera.
A noi però, permetteteci di dirlo, questa nuova edizione delle Twin Towers non dispiace affatto e, forse un po’ per nostalgia, forse un po’ per curiosità, forse per simpatia, vedere i New Orleans Pelicans in Post Season ci piacerebbe tanto.

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