The Best Times

Ah, i migliori momenti. The Best Times, come direbbero in Oltremanica. Attimi che scivolano in un nonnulla, così belli e leggeri, ma al tempo stesso carichi di pulsioni emotive intense, difficili da spiegare: ineffabili, ecco. Certe emozioni non puoi spegnerle con l’interruttore, non puoi schiacciare un tasto e bum: no, le lasci fare mentre ti attraversano la pelle come un Frecciabianca Milano-Roma. Non in ritardo, sia chiaro.

I migliori momenti ti braccano come un rugbista, o un difensore vecchia scuola tipo Shawcross, tanto per citarne uno. Ci sono quelli “lampo”, che non ti aspetti, ancor più straordinari: non so, un gol di Jagielka, altro difensore rude ma veterano in PL. Altri, invece, li assapori prima e forse l’attesa del momento è bella quanto l’arrivo del momento stesso. Un po’ come il 2016 del Leicester: tutto all’improvviso, ma poi la lenta discesa verso un titolo sempre più certo, giornata in giornata.

La Premier ci regala un 2016 bizzarro: il Chelsea che prima arriva 10°, poi rinasce con Conte e le vince tutte. Mourinho e Guardiola sbarcano in Premier, Klopp domina a Liverpool.

Per questo vi regaliamo sette migliori momenti scelti dalla redazione Premier: godeteveli. Poi ci direte come state in questo momento.

– Sul fil di Lallana 

23 Gennaio 2016

Prendete una buona dose di follia calcistica, sommatela a due difese non proprio irresistibili, unite il tutto al fascino che solo una partita in uno stadio inglese può avere ed otterrete Norwich-Liverpool del 23 gennaio 2016.
Questa partita non ha un senso, entrambe le squadre perdono e vincono la gara più di una volta nel corso dei 90 minuti, fino al fischio finale si ha l’impressione che possa accadere tutto ed il contrario di tutto: è qualcosa di irripetibile, irrazionale ed unico.

I Reds sembrano poter vincere facile poi si fanno rimontare e schiacciare totalmente da un Norwich spinto dalla forza della disperazione, è quello il momento in cui si compie il fattaccio, in cui l’animo degli uomini di Klopp esce fuori per dare vita a qualcosa di veramente speciale.
Dal minuto 55 al 95 succede praticamente qualsiasi cosa, potrebbe segnare chiunque e finire con qualsiasi risultato: le due squadre sembrano quasi interessate al solo spettacolo, come se la paura di perdere la partita non li tangesse minimamente.
Il Norwich è l’ennesima conferma di come, in Premier, anche la più piccola realtà può spiccare il volo e insidiare le grandi. Dal tacco di Mbokani – inusuale – al goal di Bassong(non ci crede ancora nessuno) i Canaries le hanno provate davvero tutte.

L’epilogo di una partita così epica non può che essere l’apoteosi dell’epicità, un’azione che in pochi secondi riassume quanto questo sport sia bello ma anche crudele: al 95esimo Lallana sancisce la fine dei giochi e la vittoria dei suoi, una giocata che innesca la gioia incontenibile dei giocatori e di un Klopp in versione corridore che sfreccia per andare ad abbracciare il suo 20.

Se una partita del genere non vi suscita alcuna emozione, probabilmente in calcio non è lo sport che fa per voi.

A volte ritornano 

14 febbraio 2016

Ripercorrere adesso ciò che è stato ha un sapore diverso. Il Leicester ha alzato al cielo il trofeo ormai da mesi, e parlarne quando tutto è finito dà una strana sfumatura anacronistica al racconto. È già passato un anno? Oppure è passato soltanto un anno? Le interpretazioni sono molteplici, ma quel che è certo è che ci sono momenti che non possono essere dimenticati, ora come fra cent’anni.

Se questa GIF non vi dice niente forse dovreste sentirvi in colpa. Era il 14 febbraio: per le coppie San Valentino, per gli amanti della Premier si giocava Arsenal-Leicester. La pressione esercitata dai Gunners nei confronti della capolista era infinita, e in generale si respirava una tensione da fare invidia ai funamboli del circo: quelli che camminano su corde sospese in aria, insomma. Una tensione che, se vogliamo, identifica la sua sublimazione con il boato – che per motivi tecnici siamo costretti a proporvi soltanto sotto forma di immagini – dei tifosi londinesi al 95′.

Le Foxes erano passate in vantaggio sul finire della prima frazione con un rigore del solito Vardy, e avevano retto non senza qualche difficoltà fino al 54′, quando l’inerzia della gara si spostò in toto dalla parte casalinga a seguito dell’espulsione di Simpson. A mezz’ora dal termine il pareggio dei Gunners, a firma di Walcott. Poi l’assedio, ed uno Schmeichel straordinario che tenne a galla i suoi fino a ben oltre il novantesimo.

Bisogna riconoscere che la favola di questo Leicester è stata davvero ben strutturata. Pensate che non si è fatto mancare proprio nulla, neppure l’antagonista. Che in quel 14 di febbraio tipicamente british prese le sembianze di Danny Welbeck, e con una spizzata di fronte scosse per un attimo tutti gli equilibri – fino a quel momento piuttosto stabili – della Premier League. L’Arsenal era ufficialmente tornato a farsi sotto, e il Leicester aveva ceduto proprio dopo la gigantesca impresa dell’Etihad di otto giorni prima. Ma siccome in quei nove mesi Ranieri ne seppe sempre una più del Diavolo, l’antagonista fu sconfitto e arrivò puntuale il lieto fine: nelle successive dodici partite le Foxes non persero mai. Probabile che Welbeck sia tutt’ora rintanato in un qualche angolino, con le braccia conserte ed un bel broncio da teppista mancato stampato in faccia.

Come questo, magari.

– The End 

10 maggio 2016

L’ultimo gol. L’ultimo sussulto di gioia ed emozione che Upton Park ha vissuto nei suoi 112 anni: attenzione, se siete tifosi del West Ham o amanti delle emozioni pure, forti, nude, preparate il vostro corpo ad un turbinio di sensazioni che una sola GIF può provocare.

Punizione di Payet, zuccata di Reid e palla nel sacco, 3-2 e vittoria. Eppure qualcosa ci sfugge: il colpo di testa non è irresistibile. De Gea quella palla può deviarla facilmente, altro che: no, non ci riesce, perché quella palla pesa come un macigno, si porta sulle spalle un intero popolo a cui piangerà il cuore dopo il fischio finale. Quel popolo camminerà verso la seconda casa: si, la prima casa ha chiuso i battenti. Con il sorriso, però, dopo aver subito un’improvvisa rimonta da Martial che si è acceso come una lampadina nel primo tempo malmessa: inutile dire che il destino vestiva la maglia numero 27, sfornava due assist per Antonio e Reid.

Quel martedì 10 maggio 2016 divenne un giorno storico per il Calcio inglese, un giorno di “chiusura”: con Upton Park si cancellarono pure le speranze di una Champions impensabile per LVG. Forse era giusto che in quella sera dovette finire tutto. Finirono i sogni europei dello United, finì Upton Park, finì una parte del West Ham che – guarda caso – fatica in campionato.

A continuare sarà il ricordo di questa memore serata: ecco, questo provoca una GIF.

– E’ successo davvero? 

2 maggio 2016

Qualcuno conosce per caso lo scrittore che ha ideato e realizzato questo romanzo thriller chiamato Premier League 2015/16? No, davvero, strabiliante.

Strabiliante come abbia mescolato le carte, rendendo il campionato sempre più avvincente: il Leicester che l’anno prima si salva per miracolo e vince la Premier, il Chelsea che a momenti rischia di compiere il percorso diametralmente opposto(la retrocessione era troppo). E poi l’antagonista, il Tottenham, la grande incompiuta che poteva dare un senso alla propria esistenza: una macchina perfetta che poteva distruggersi solo con le proprie mani. Così fece, più o meno.

Quel malandrino di scrittore decise che il Leicester avrebbe potuto vincere il trofeo, se il Chelsea avesse fermato il Tottenham tenendolo a -7 con due giornate da giocare: ripetiamo, il Chelsea, squadra di Londra che avrebbe sputato sangue per far cadere i rivali. Credo che lo abbia capito a fondo Eden Hazard. 

Il Leicester prende palla, duetta con Diego Costa e la spara nel sette: si, quel gol è delle Foxes, ma se vogliamo essere pignoli diciamo Hazard. Fatto sta che scoppia il delirio: tutti in festa, giocatori soprattutto.

E’ successo davvero: Leicester campione d’Inghilterra.

– Save Me 

7 maggio 2016

Esperimento: provate a leggere questo momento – GIF inclusa – ascoltando Save Me dei Queen. Noterete subito un tono basso di Freddie, quasi di calma, conscio che i giorni d’amore sono finiti: una continua richiesta d’aiuto, che si alza in maniera prorompente e straordinaria nel ritornello. Proprio come accadde in quel 7 maggio 2016.

Un’insperata richiesta d’aiuto che troverà risposta in un solo uomo: Jermain Defoe. Proprio lui salverà il Sunderland dopo una prima parte di stagione terribile, trascinandosi sulle spalle dieci gatti neri disperati: veniamo al 7 maggio 2016, penultima giornata di Premier. Sunderland terzultimo a 32 punti, Newcastle quartultimo a 34: allo Stadium of Light arriva un Chelsea decimo che non vede l’ora di finire il campionato, ma in Premier certi discorsi sono relativi. Si, perché i Black Cats dovranno rimontare: Diego Costa prima e Matic poi, nel mezzo magia di Khazri. Borini piega le mani a Courtois, 2-2, poi l’inferno. L’atmosfera si surriscalda, lo Stadium of Light diventa Wembley 86′ durante il concerto dei Queen, un putiferio che solo Defoe può scatenare.

Sorpasso compiuto, salvezza poi raggiunta e cugini in Championship: “abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene”

– V per Vedrai che ritorno

10 settembre 2016 

Tutto torna, prima o poi. Quante volte nostra madre o amici cari, per consolarci, ci hanno ripetuto questa frase? Tante. Spesso non ci credevamo, ignoravamo ciò che ascoltavamo e proseguivamo per la nostra strada, nella speranza che i conti tornassero in nostro favore. Nemmeno De Bruyne avrebbe ipotizzato una rivincita simile contro Jose Mourinho,

Si, proprio colui che lo scartò clamorosamente ai tempi del Chelsea: il ragazzo era sì acerbo e inesperto, ma dal grande potenziale. Mou non ha mai avuto mezze misure e questa storia lo conferma, ma forse non si aspettava di subire gol proprio da quel ragazzo pel di carota nel derby di Manchester. Strana la vita.

Strano il calcio, strana quella partita in cui il City diede lezioni ai rinomati ma confusi Red Devils, che svuotano il portafoglio senza una logica fondata. De Bruyne svuota invece suoi malumori, la sua coscienza: probabilmente attendeva questo momento per far capire a Mourinho di aver perso un talento. In quel sabato 10 settembre 2016 Pep e Mou si sono ritrovati avversari dopo ben 3 anni: in quel caso perse la Supercoppa ai rigori, nell’estate 2013, anno in cui i Blues prelevarono De Bruyne dal Werder Brema.

Tutto torna.

– La svolta

Arsenal-Chelsea 3-0 

Saremo azzardati, ma pazienza: se il Chelsea non avesse preso tre sberle dall’Arsenal, non staremmo a parlare di una macchina perfetta. Per carità, i Blues erano comunque una squadra temibile prima dell’arrivo all’Emirates, ma lo schiaffo era come quella botta che devi dare al telefono quando si blocca: rischi di romperlo, ma se ti va bene funziona.

A giudicare dal secondo gol il Chelsea sembra un telefono imballato, ma davvero imballato: difesa in completa balia della maniacale velocità dei Gunners. “Io vado lì, tu vai là”, e alla fine il pallone va là..in rete. Conte sentiva il rimbombo ossessionante delle voci circa un suo possibile esonero, ma non gliene importava: lui ha alzato la testa, come i veri combattenti, ed è ripartito con le sue idee. L’esonero lo ha preso per il collo come farebbe con i suoi giocatori se non eseguono alla perfezione i suoi dettami, o meglio, se non escono con la maglietta piena zeppa di sudore.

Dal 3-0 dell’Emirates non ha più perso né pareggiato: ha sempre vinto, sempre. Dal 4-0 allo United all’illogica logica dell’1-3 all’Etihad, in cui trovare qualcosa di razionale è come ricercare un ago in un pagliaio. E quando non brilla, ci pensano le lunghe chele di Courtois ad evitare il peggio: vedere per credere. 

E quell’Arsenal che pareva così lanciato rincorre disperatamente proprio i Blues, perdendo pezzi e fiducia per strada: anche oggi si vince domani. Anzi, anche oggi la svolta arriva domani.

Eh sì, proprio domani sarà l’inizio di una svolta cronologica, l’inizio di un nuovo anno solare. Nuovi scontri, gol, errori, emozioni, momenti: la Premier League è come un insieme di puzzle che ogni singola squadra compone sino al termine del campionato. Il Chelsea inserisce tasselli come se piovesse, il Sunderland sta incolpando il cane per averglieli mangiati: chissà chi lo finirà per primo.

Happy New Year! 

P.S. God Save The Premier

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