Bentancur ha scalato le gerarchie

La Juventus sta lavorando da diversi anni nel costruire la squadra del futuro, assicurandosi fin da subito i possibili crack del calcio mondiale. Rodrigo Bentancur, uruguaiano del 1997, è uno di quelli enfant prodige su cui si sta puntando fortemente per farlo crescere sotto l’aspetto tecnico, delle geometrie, dei tempi da dettare come metronomo di centrocampo e della personalità. A soli 21 anni, l’ex Boca Juniors sta completando il suo apprendistato per prendere  in mano le chiavi della squadra di Allegri.

Metodo Allegri

Acquistato nell’affare Tevez nell’estate del 2015, ma atterrato sotto la Mole solo nel 2017, Bentancur si è ritrovato catapultato in una realtà dove la mentalità vincente è la normalità. Come previsto, la sua prima stagione a Torino è stata quella dell’adattamento ad un nuovo sistema e la concorrenza è pesante da scalfire: Pjanic, Khedira, Matuidi e Emre Can. L’unica soluzione è attendere il proprio momento, farsi trovare pronto e crescere accanto ad un blocco di campioni. L’idea iniziale per inserire Bentancur prevedeva di posizionarlo come vertice basso di centrocampo per dettare fluidamente la manovra di costruzione. Possiamo concretizzare questo identikit di centrocampista in Busquets o lo stesso Pjanic, l’unico con caratteristiche da regista puro nella rosa bianconera. Allegri, nella stagione passata, ha impiegato l’uruguaiano con il conta gocce ma appena si è creata l’opportunità di lanciarlo, non ci ha pensato due volte.

Come quando, il 12 settembre 2017, i bianconeri si apprestano ad affrontare il Barcellona al Camp Nou, gara valevole per la Champions League. Il centrocampo ha la coperta corta a causa di svariati infortuni, e l’unica possibilità è dar fiducia a Bentancur. La partita finisce 3-0 per i catalani, ma la prestazione del ventenne ex-Boca è degna di nota: si muove in modo elegante, accarezza e muove il pallone da una parte all’altra con personalità, gioca sempre secondo una logica di tranquillità nel dettare i tempi di gioco e cerca di proporsi in fase offensiva. Quello è stato il banco di prova per testare il talento meraviglioso di Bentancur che da riserva, nel tempo, si è rapidamente preso il posto da titolare, scavalcando le gerarchie. L’uruguaiano ha avuto la fortuna, oltre a bravura nell’esplodere al momento opportuno, di coesistere in un ambiente dove non si sono volute bruciare le tappe ma lo si è voluto far maturare alla perfezione, lavorando sulla costanza delle prestazioni – lo scorso anno ha collezionato 25 presenze, di cui solo 8 da titolare, penalizzato da un rendimento poco costante – per affermarsi come pedina inamovibile del centrocampo bianconero.

Sapevamo che lui aveva la qualità e abbiamo solo dovuto aspettare un po ‘per lui per svilupparlo. Ha soddisfatto le nostre speranze in termini di quantità e qualità, sta crescendo e sappiamo che avrà più possibilità di giocare e vederlo all’azione.

Queste sono state le parole di Allegri usate per elogiare le recenti gare di Bentancur in questa stagione, segno di notevole fiducia verso il ragazzo. Il ragazzo di Nueva Helvecia è cresciuto in maniera esponenziale, grazie anche ad un Mondiale con l’Uruguay ad alti livelli da regista basso. Oscar Tabarez, il Maestro ct della Nazionale celeste, lo ha messo al centro della squadra come leader della mediana, spalleggiato da Matias Vecino, permettendogli di dare sfogo alla sua verticalità e creare geometrie perfette per i compagni. Cosi, il numero 30 bianconero ha avuto modo di sperimentare e lavorare maggiormente negli inserimenti senza palla e, soprattutto, nel gestire la palla in modo calmo e ragionato.

Contro il Portogallo negli ottavi di Finale, il dato percentuale sulla precisione nel servire il pallone ammontava all’87.62. Numeri pazzeschi per un ragazzo ancora cosi giovane, ma con qualità da veterano affermato. Allegri aveva già dato l’input per rendere Bentancur il faro di centrocampo, a discapito di un Pjanic acciaccato e sempre meno indispensabile nel sistema tattico. Il valore aggiunto portato dall’uruguaiano è stato proprio questo: trovare il sostituto e l’alternativa del bosniaco, quindi un giocatore capace di saper condurre palla con sicurezza con in testa un orologio biologico per capire subito i momenti in cui agire in un modo o nell’altro.

Maturità

Il Lolo è ritornato a Torino con una marcia in più, un carisma capace di convincere sempre più Allegri a renderlo titolare negli ingranaggi bianconeri. L’aspetto longilineo del numero 30 juventino non è un aspetto da sottovalutare per il ruolo che sta ricoprendo. Ora, si sta impegnando per essere un playmaker ben strutturato sotto ogni aspetto e soprattutto nella gestione del pallone. Prima di Frosinone-Juventus, Allegri aveva rilasciato queste dichiarazioni per spronarlo in fase offensiva.

Il primo goal di Bentancur in Italia. |numerosette.eu
Gli inserimenti che richiede maggiormente Allegri a Bentancur sono di questo tipo: scarico per un compagno e incursione centrale.

Deve essere più convinto quando tira, quando entra dentro l’area. Ha qualità importanti, ma deve credere di più in quello che fa. Perché deve fare qualche gol, qualche assist.

Cosi, poco dopo, arriva il goal ad Udine e l’assist per il goal di Dybala contro il Cagliari. In questo momento, Bentancur ha il compito di continuare ad essere l’elemento di rottura/equilibrio che serve alla Juventus per creare un affiatamento perfetto tra le linee di centrocampo e quelle d’attacco. Gli infortuni di Khedira e Can gli hanno spianato la strada per prendere in mano la squadra e ribaltare la concorrenza, ma la sua versatilità lascia ad Allegri più soluzioni: se ritorna Pjanic come mediano e regista basso, Bentancur diventa mezzala destra per consolidare il possesso, raddoppiare sulle fasce con i terzini e ed avere un ruolo cruciale negli inserimenti senza palla. Credere di più in quello che fa, come appunto chiedeva Allegri. L’uruguaiano sta cercando di giocare quasi sempre in verticale, agire in modo imprevedibile con Cancelo e Dybala in modo da non lasciare mai vuota la sua zona di campo ed essere di supporto per il tridente d’attacco.

I miglioramenti che vediamo sono netti rispetto all’anno passato, sta limando i difetti nell’inserirsi e nel colpire di più nella trequarti avversaria ma si vede quanto abbia imparato a gestire la pressione in mediana e a studiare gli spazi di centrocampo, mostrando capacità di dettare il ritmo della gara e interrompendo la manovra quando serve. Bentancur sta seguendo i dettami di Allegri, che lo ha trasformato in un giocatore box-to-box a 360 gradi: grinta nel recupero palla, minimale precisione del primo passaggio, la corsa rapidissima con lo sguardo sempre rivolto allo spostamento della sfera che poi ricapita sui piedi nei pressi dell’area e chiede solamente di essere calciata in rete senza pietà alcuna. L’obiettivo principale è di essere sempre nella posizione giusta per ricevere palla e, di conseguenza, muoversi e da dove costruire la manovra.

La partita di sabato pomeriggio al Franchi contro la Fiorentina è stata intrappolata fino al 30′ minuto, dove Bentancur si è inventato la giocata per sbloccare una gara complicata. Un goal fantastico per costruzione e di movimento per arrivare in porta: passaggio in verticale per Dybala e chiusura del triangolo, finta di corpo per mandare fuori tempo il difensore viola e conclusione di sinistro nell’angolino. Ma oltre alla rete, la prova del Lolo è di una maturità disarmante per uno appena 21enne. Se la gara contro il Barcellona della scorsa stagione era quella per capire chi fosse, questa contro la Viola segna la chiusura di quel ciclo d’adattamento che dura da più di un anno. Ora, è il momento di consacrarsi definitivamente per non uscire più dal campo – questa è la decima gara consecutiva che gioca senza mai perdere un minuto. Il triangolo delle bermuda bianconero, guidato da Bentancur, risucchia e fa scomparire il pallone letteralmente: la Juventus ora dipende dai suoi piedi e dalle sue giocate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *