Corazón colchonero

Lo aveva detto Koke nella conferenza stampa della vigilia: le finali si giocano con il corazon.

I fantasmi del passato

In una partita dominata per larghi tratti, l’Atletico Madrid ha mostrato sia una qualità tecnica superiore rispetto agli avversari sia una forza mentale e una grinta difficilmente rintracciabili in altre squadre europee. Lasciarsi alle spalle le delusioni europee per diventare, pur passando da un palcoscenico meno prestigioso, ancor più grandi.

Un brivido deve sicuramente aver attraversato la schiena di Godin, Gabi e Diego Costa all’ingresso in campo. Non tanto per la tensione dovuta alla finale, quanto per ritrovarsi di fronte Bjorn Kuipers, lo stesso arbitro della finale di Lisbona persa ai supplementari contro il Real Madrid. Nessuna dietrologia, per carità: soltanto quella sensazione di deja-vu che per loro vorrebbe tanto essere un jamais-vu. 

Ci ha pensato però qualcun altro a sfidare gli dei del calcio. Quel Payet costretto ad abbandonare il terreno di gioco al minuto 32 evidentemente non informato sulla scaramanzia e reo di aver toccato il trofeo al suo ingresso in campo. Ma su questo torneremo in seguito.

La partita

Lo schieramento scelto dai due tecnici non riserva particolari sorprese. Garcia si affida all’estro dei suoi trequartisti Thauvin, Payet e Ocampos a supporto dell’unica punta Germain nel suo 4-2-3-1 per cercare di cogliere impreparato l’Atletico Madrid cercando spazio tra le linee. Simeone punta invece sul solito e solido 4-4-2: i due esterni (Koke e Correa) tendono però a cercare molto l’interno del campo, trasformando di fatto lo schieramento in un 4-2-2-2 in fase di possesso.

La passmap stilata a fine partita dimostra come in fase di possesso sia delegato ai laterali difensivi il compito di allargare il campo, soprattutto grazie alle discese sulla fascia di Lucas Hernandez sul lato sinistro.

L’inizio partita è comunque a favore del Marsiglia, bravo a tenere il ritmo alto. Non a caso la migliore occasione della partita arriva dopo tre minuti sui piedi di Germain.

In una delle rare occasioni in cui il pressing dell’Atletico Madrid non ha portato i suoi frutti, la qualità tecnica dei trequartisti del Marsiglia ha permesso agli uomini di Garcia di attaccare il lato sinistro del campo, rimasto scoperto dopo l’accentramento di Koke. La combinazione tra Thauvin e Payet porta quest’ultimo nella situazione ideale per le sue caratteristiche tecniche: fronte alla porta per lui è un gioco da ragazzi imbucare la palla tra i centrali sul movimento in profondità di Germain. Una transizione letale che solo a causa all’imprecisione dell’attaccante francese (da lì in poi alle prese con il fantasma del goal mancato e assente per tutta la partita) non ha portato alla rete del vantaggio.

La manovra del Marsiglia si dimostra abbastanza fluida mentre i colchoneros scelgono di lasciare il possesso palla agli avversari, come da abitudine. Anguissa e Sanson riescono bene ad accorciare in avanti, impedendo all’Atletico una facile risalita del campo. A funzionare è soprattutto il lato destro dell’attacco, grazie alle continue sovrapposizioni di Sarr e alla sua intesa con Thauvin. Al termine dei primi venti minuti, il possesso palla è nettamente a favore della squadra francese (63%) così come la precisione nei passaggi (72% contro il 51% degli uomini di Simeone).

Errori fatali

Nei successivi 10 minuti, gli episodi che cambiano il volto della partita.

L’errore più evidente è senza dubbio quello di Anguissa sul primo goal di Griezmann. La palla giocata da Mandanda sulla pressione di Diego Costa è senza dubbio insidiosa, viste anche le condizioni del terreno di gioco, ma lo stop sbagliato dal centrocampista camerunese permette a Gabi di servire in profondità -con un tocco affatto banale- il suo numero 7 che, da solo davanti al portiere, non può far altro che segnare.

L’episodio avrà un doppio effetto: oltre a regalare la rete del vantaggio all’Atletico Madrid, questo errore in impostazione ha privato il Marsiglia di quella sicurezza nella circolazione bassa che aveva caratterizzato i primi minuti. Per il resto della partita Mandanda ha quasi sempre cercato il lancio lungo, facile preda di Hernandez e Godin, maestri nel gioco aereo.

Una volta passato in vantaggio, i colchoneros hanno potuto ancor di più fare il loro gioco, abbassandosi dietro la linea della palla e avvicinando le linee di centrocampo e difesa: l’Olympique Marsiglia ha avuto qualche possibilità di far sua la partita fino a quando è esistito lo spazio tra le linee di centrocampo e difesa avversarie. Una volta chiuso, agli uomini di Garcia non è rimasto che affidarsi alle invenzioni sulla fascia di Thauvin e, soprattutto, Ocampos, l’unico in grado di mettere in difficoltà il diretto avversario grazie alla sua tecnica e velocità, tanto da costringere Burgos -in panchina al posto di Simeone- a inserire Juanfran al posto di Vrsaljiko all’inizio del secondo tempo.

L’altro episodio che ha definitivamente spostato gli equilibri della partita è l’infortunio di Payet. Il sole attorno cui Garcia ha costruito il suo sistema ha alzato bandiera bianca al minuto 32, togliendo forse la speranza di una rimonta nonostante mancasse oltre un’ora di gioco alla fine della partita.

Payet lascia il campo nella finale di Europa League tra Atletico Madrid e Marsiglia | numerosette.eu

L’ultimo ballo dell’MVP

Make your life a dream, and make your dream a reality

Questa frase, tratta da Il Piccolo Principe di Antoine De Saint-Exupéry, è tatuata sul corpo di Antoine Griezmann. L’attaccante francese deve aver preso alla lettera l’aforisma, vista la sua continua ascesa tra i migliori attaccanti europei. Appena arrivato all’Atletico si augurava di diventare il prossimo Falcao o Aguero, per citare due dei nomi più importanti della storia del club. Con la doppietta di ieri è diventato il miglior marcatore europeo dei colchoneros con 21 reti: giusto un attimo prima che la trattativa con il Barcellona entri nel vivo.

Il secondo tempo inizia sotto una pioggia incessante. Gli uomini di Simeone sentono però l’odore del sangue e iniziano sin da subito ad alzare il pressing sui portatori di palla avversari. il secondo goal nasce proprio da una pressione in avanti su situazione di rimessa laterale.

Ci vuole poi la qualità tecnica per finalizzare l’azione. Koke agisce quasi da trequartista quando, sulla carta, la sua posizione sarebbe quella di esterno sinistro, a dimostrazione dell’interpretazione fluida dei ruoli nella visione di Simeone. Griezmann poi è bravissimo a inserirsi tra terzino e centrale, toccando la palla per ben tre volte prima di superare Mandanda con il pallonetto. Dopo Falcao e Forlan, il suo nome si aggiunge alla lista di giocatori capaci di realizzare una doppietta in finale di Europa League in maglia rojiblanca. Il premio di MVP della partita, assegnato dalla UEFA a fine partita, spetta ovviamente a lui.

La partita adesso è totalmente nelle mani dell’Atletico Madrid. Garcia prova a scuotere i suoi ragazzi inserendo N’Jie al posto di un propositivo Ocampos, ma il tema tattico della partita non cambia. Possesso palla del Marsiglia (a fine partita il dato raccolto sarà del 60%) occasioni per l’Atletico. Nella seconda frazione di gara i colchoneros aumentano i giri del motore anche dal punto di vista tecnico: dopo i soli 73 passaggi completati nei primi 45 minuti, nella seconda frazione di gioco il numero sale fino a 136, superando anche quelli degli avversari (fermi a 132). I rischi corsi dalla difesa sono sostanzialmente nulli e la squadra non è costretta ad abbassare troppo il proprio baricentro proprio grazie al lavoro della cerniera di centrocampo composta da Saul e Gabi, bravi a trovare i tempi giusti per pressare gli avversari.

Ultimo tango a Lione

Happy ending

Il forcing finale porta il Marsiglia a un 4-2-4 senza però creare i presupposti per trovare una rete che darebbe un senso al finale di partita. L’unico sussulto è rappresentato dal palo di Mitroglu al minuto 80: l’attaccante greco è bravo a posizionarsi tra i due centrali avversari e colpire la palla quel tanto che basta per superare Oblak, centrando però la base del palo. Un’occasione che forse aumenta i rimpianti della squadra francese, forse troppo timorosa dopo un buon inizio gara. Gli uomini di Garcia hanno dimostrato l’approccio giusto, ma con il passare dei minuti hanno perso sempre più lucidità, come dimostrano gli 11 falli compiuti nei secondo tempo, mentre saranno soltanto 2 quelli dell’Atletico Madrid, giusto per sfatare il mito del gioco sporco delle squadre di Simeone.

Il contributo offensivo di N’Jie è stato alquanto deludente, per usare un eufemismo

La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla rete del capitano Gabi, giunta al termine dell’ennesima transizione offensiva perfetta. Il centrocampista sfrutta l’ennesimo assist perfetto di Koke per siglare il goal del 3 a 0.

A completare il quadro di una serata da sogno per i tifosi dell’Atletico, l’ingresso in campo del Nino Torres, alla sua ultima partita europea con la maglia della sua squadra del cuore. Giusto il tempo di concedere una ovación a Griezmann e alzare, insieme a Gabi, il trofeo.

Gabi e Torres alzano al cielo la terza Europa League dell'Atletico Madrid | numerosette.eu

Ritorno al futuro

La prima Europa League vinta da Simeone con l'Atletico Madrid contro l'Atletico Bilbao | numerosette.eu

La riconoscete? Questa è la formazione che vinse nel 2012 la prima Europa League sotto la gestione di Simeone. Il risultato finale fu di 3 a 0 con doppietta di Falcao. Squawka.com ha provato a mettere a confronto questa squadra con la formazione schierata nella finale di Lione, decretando il successo dell’Atletico Madrid versione 2012 in molti dei suoi elementi.

Gli uomini sono ovviamente cambiati. Quello dell’Atletico Madrid è un ciclo capace di rinnovarsi incessantemente, pur mantenendo alcuni uomini simbolo come Godin, Gabi e Juanfran. Troppo forti le sirene dei grandissimi club europei per molti degli interpreti. Ciò che non è cambiato è però l’atteggiamento messo in mostra dall’allenatore argentino in questi anni. Anche relegato in tribuna, il Cholo è un vulcano di emozioni nel guidare i suoi in campo. La sua idea di calcio sarà anche antistorica e antiestetica per chi pensa che il suo sia solo catenaccio e ignora i raffinati meccanismi di pressing messi in mostra per agevolare la riconquista del pallone in zone avanzate del campo. Ma la sua missione non è esportare la bellezza fine a se stessa e ha ancora una volta mostrato come si possa vincere anche nell’inedito ruolo di favorito.

Il calcio, in fondo, è anche questione di cuore. Corazón, pardon.

Simeone? Ci ha parlato prima della partita, sapevamo benissimo cosa fare in campo. Non ci ha parlato solo di tattica, ma anche del cuore che dovevamo metterci e lo abbiamo fatto.

Koke dopo Marsiglia vs Atletico Madrid

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