Atene, 10 anni dopo

Atene, 23 Maggio 2007.

Battendo il Liverpool per 2-1, il Milan vince la sua 7a e fin qui ultima Coppa dei Campioni.

Da quella notte, sono passati già 10 anni.

 

ISTANBUL, 2 ANNI PRIMA

Il percorso che porta il Milan a sollevare la 7a Coppa dei Campioni della sua storia inizia probabilmente con la disfatta di Istanbul, maturata due anni prima in una delle finali più incredibili di tutta la storia della Champions.  Non potremo mai sapere cosa sarebbe accaduto se quella notte turca si fosse conclusa con un esito diverso, se successivamente il Milan sarebbe comunque riuscito a vincere un’altra Champions (arrivando a 3 trionfi nell’arco di 5 stagioni) oppure se il ciclo europeo si sarebbe concluso prima della finale di Atene.

Resta il fatto che dopo quella partita, dominata a lungo e poi compromessa da un inspiegabile black-out di pochi minuti a inizio ripresa, ciascun giocatore del Milan si è trovato con un “debito d’onore“, come lo ha definito Berlusconi, nei confronti dei propri tifosi.  C’era soltanto una via per saldare questo debito: riprendendosi quella 7a Coppa che avevano lasciato allo stadio Ataturk.  Lo dovevano ai tifosi, senz’altro, ma anche a loro stessi.

L’opportunità di rifarsi si presenta soltanto 2 anni dopo, ancora contro il Liverpool.  Era già successo che due squadre si trovassero a rigiocare una finale di Champions, ma mai capitato a distanza di così poco tempo, almeno fino ad allora.  Un segno del destino.

 

UN ANNO PRIMA

Il Milan prova a mettersi alle spalle Istanbul già nell’annata successiva, ma viene fermato in semifinale dal Barcellona dell’allora Pallone d’Oro Ronaldinho, poi vincitore della competizione.  I rossoneri hanno ancora una squadra fortissima e lo dimostrano soprattutto nella seconda parte di stagione, ma nonostante gli 88 punti in campionato e le 18 vittorie su 19 ottenute in casa arrivano nuovamente secondi alle spalle della Juventus, e chiudono malinconicamente la stagione senza portare a casa alcun trofeo.  A fine campionato Shevchenko, uno dei pilastri di quella squadra, chiede e ottiene il trasferimento al Chelsea.  Salutano anche Stam e Rui Costa, che tornano in patria per chiudere le rispettive carriere.

Nel frattempo, ancora prima che il campionato volga al termine, scoppia uno dei più grandi scandali della storia del calcio italiano, che riscrive le classifiche di 2 anni di Serie A.  È lo scandalo di Calciopoli, e ne è coinvolto anche il Milan.

 

CALCIOPOLI, ESTATE 2006

Le sentenze di 1° grado dello scandalo Calciopoli vengono diffuse il 14 Luglio, a soli cinque giorni dalla vittoria degli azzurri al Mondiale in Germania: il Milan viene penalizzato e scende al 7° posto in classifica, che significherebbe niente Champions e un anno di “purgatorio” in Coppa UEFA, in quei tempi molto meno apprezzata rispetto ad oggi.

Il secondo grado di giudizio attenua le pene per tutte le squadre coinvolte e permette al Milan, definitivamente 3° in classifica, di disputare la Champions League partendo però dai preliminari.

Galliani e Ancelotti sanno che non c’è altra soluzione: vanno subito richiamati tutti i giocatori reduci dal mondiale, compresi gli azzurri da pochi giorni in vacanza, perché l’andata del preliminare è fissata già per il 9 Agosto e c’è a malapena il tempo per una preparazione sommaria e ridotta, che condizionerà poi parte della stagione.  Di quel preliminare con la Stella Rossa, oltre alla doppia vittoria che ha permesso di passare il turno, resta indelebile l’immagine di uno stadio con 70.000 posti pieni in una afosa serata di inizio Agosto.

 

ATENE, ALCUNI MESI PRIMA

Il Milan, testa di serie n°1 del ranking, viene sorteggiato in un girone abbastanza agevole, che lo vede opporsi a Lille, AEK Atene e Anderlecht.  Dopo un buon inizio di campionato e 10 punti nelle prime 4 giornate di Champions, le cose iniziano presto a complicarsi, anche a causa del -8 ereditato da Calciopoli che allontana da subito i rossoneri dalla vetta della classifica.  Anche l’età avanzata di molti giocatori, i numerosi infortuni e un calo di grinta generale da parte del gruppo sono dei segnali allarmanti.

Il Milan che passa da Atene per la 5a giornata della fase a gironi, nello stesso stadio che ospiterà la Finale, è una squadra lenta, confusa e senza idee, decisamente diversa da quella che aveva dato spettacolo negli ultimi anni.  Nonostante le due sconfitte di fila contro AEK e Lille non pregiudicano il 1° posto nel girone, ma i cattivi risultati in campionato lasciano pochissime prospettive per i mesi successivi: si profila un vero e proprio salto nel buio.

 

MILANO, GENNAIO 2007

Nel calciomercato di Gennaio la dirigenza appone poche modifiche alla squadra che aveva iniziato la stagione.  Gli unici acquisti sono infatti:

  • Storari, arrivato a coprire per poche partite il vuoto lasciato in porta dagli infortuni contemporanei di Dida e Kalac;
  • Oddo, arrivato dalla Lazio per alternarsi a Cafu sulla fascia destra, dando modo al brasiliano di poter rifiatare;
  • Grimi, sul quale non c’è davvero nulla da dire, e soprattutto,
  • Ronaldo, acquistato dal Real Madrid per riempire quel vuoto, lasciato da Shevchenko, che Oliveira non era stato neppure lontanamente in grado di colmare.

Il Fenomeno viene acquistato per tentare una difficile risalita in campionato fino al 4° posto, che permetterebbe di partecipare alla Champions anche nella stagione successiva.  Il brasiliano ha infatti già disputato la prima parte della competizione con il Real, e pertanto non può essere impiegato in Europa.

 

IL CAMMINO VERSO ATENE

OTTAVI DI FINALE

Il 1° posto nel girone permette di affrontare agli ottavi una squadra sulla carta più debole.  Viene sorteggiato il Celtic, temibile in casa ma vulnerabile in trasferta.  Al Celtic Park, Ancelotti decide soprattutto di difendersi e torna a casa con uno 0-0 che lo obbliga a vincere la gara di ritorno.  A San Siro non bastano 90 minuti per violare la porta di Boruc, ma bisogna ricorrere ai tempi supplementari: alla fine ci pensa Kakà, l’uomo simbolo della cavalcata rossonera.  Nonostante il passaggio ai quarti non sono molti a credere che il Milan possa fare ancora molta strada.  Nemmeno la rivista ufficiale.

 

QUARTI DI FINALE

Le cose iniziano a cambiare dalla partita di andata contro il Bayern Monaco.  Ancelotti decide di abbandonare il 4-3-1-2 ordinato da Berlusconi e passa al cosiddetto Albero di Natale, che si era visto già nel ritorno degli ottavi.  Il 4-3-2-1 diventa la fortuna del Milan, perché permette di avanzare Seedorf sulla trequarti sfruttando così le sue doti offensive e di inserire Ambrosini sulla linea di metà campo, esautorando  i giocatori offensivi da obblighi di copertura in difesa.

Contro il Bayern si vede il Milan più bello di tutta la stagione, ma il 2-2 subìto all’ultimo minuto sembra chiudere le speranze in vista del ritorno.  I rossoneri invece sorprendono tutti e all’Olympiastadion annullano il Bayern Monaco, vincendo 2-0.  Per la 4a volta nelle ultime 5 stagioni arriva la qualificazione alle semifinali.

Parallelamente, in campionato, Ancelotti si affida sempre più spesso alle seconde linee, arrivando quasi a schierare due formazioni completamente diverse nelle due competizioni.  Con Ronaldo in attacco, poteva permetterselo.

 

SEMIFINALE

Per arrivare in finale l’ostacolo da superare è il Manchester United di Ferguson, che guidato da Rooney e da un giovane Cristiano Ronaldo si è liberato della Roma con un umiliante 7-1.  Dall’altra parte del tabellone ci sono invece Chelsea e Liverpool, e il pensiero di una possibile rivincita inizia a farsi strada nella mente dei giocatori.

La gara all’Old Trafford viene persa allo scadere, ma il risultato di 3-2 lascia comunque tutto aperto in vista del ritorno.  A San Siro il Milan disputa la partita perfetta, se la perfezione è di questo mondo, e arriva in finale per la terza volta in cinque anni.  Nell’altra semifinale il Liverpool, esattamente come 2 anni prima, elimina il Chelsea di Mourinho.  È la rivincita.

 

 

ATENE, 23 MAGGIO 2007

Nella finale di Atene si vede un Milan meno bello rispetto all’ultimo periodo: contratto, impreciso, e soprattutto impaurito.  In quella serata, però, sembra che il destino voglia risarcire i rossoneri, dopo averlo eccessivamente penalizzato nella sfortunata notte di Instanbul: il Liverpool gioca meglio ma fallisce le sue opportunità, mentre il Milan passa in vantaggio alla prima vera occasione, con una punizione di Pirlo deviata involontariamente da Inzaghi.

Dopo il raddoppio di Superpippo la gara sembra chiusa, ma il gol di Kuyt all’89°, in fuorigioco, rievoca i fantasmi di Istanbul.  Questa volta però non c’è nessuna rimonta: il Milan ottiene la sua rivincita, il Milan è Campione d’Europa per la 7volta nella sua storia.

 

GLI EROI DI ATENE, 10 ANNI DOPO

Nelson Dida

Disputa altre 3 stagioni al Milan, con alterne fortune: dopo essere diventato riserva di Kalac e aver fatto il vice di Abbiati, torna titolare nell’anno di Leonardo, durante il quale supera il tetto delle 300 presenze in rossonero.  Lascia nel 2010 alla naturale scadenza del contratto, restando svincolato.  Dopo 2 anni di inattività torna in Brasile, dove veste le maglie di Portuguesa, Gremio e International di Porto Alegre.  Si ritira nel 2015, all’età di 42 anni.

 

Marek Jankulovski

Il terzino ceco risulta decisivo nella Supercoppa Europea vinta 3-1 contro il Siviglia, nella quale realizza la bellissima rete che porta in vantaggio il Milan, mentre è costretto a saltare il Mondiale per Club a causa di una lesione al menisco.  Fa in tempo a vincere lo scudetto con Allegri, anche se non da protagonista, prima di essere fermato da un altro grave infortunio.  Torna al Banik Ostrava, la sua prima squadra, ma dopo una sola partita un nuovo infortunio lo costringe ad abbandonare il calcio giocato.

 

Paolo Maldini

Salta la Supercoppa Europea contro il Siviglia, fermato da un infortunio, ma è titolare a Yokohama nella vittoria del Mondiale per Club.  Nonostante il Milan non brilli nelle due annate successive, lui gioca sempre con la sua solita straordinaria eleganza, trovandosi spesso titolare al centro della difesa.  Chiude nel 2009, alla sua 25a stagione in rossonero, con un totale di 902 presenze.

 

Alessandro Nesta

Nel 2007-08 è decisivo nelle vittorie di Supercoppa Europea e Mondiale per Club, nella quale realizza la rete del 2-1, ma è costretto a saltare tutta la stagione seguente a causa di problemi alla schiena.  Insieme a Thiago Silva andrà a formare l’ultima grande coppia di centrali che si sia vista a Milanello.  Lascia il Milan nel 2012; i suoi ultimi scampoli li carriera li disputa in Canada e India, prima di ritirarsi definitamente nel 2014.

 

Massimo Oddo

Resta al Milan fino al 2011, con la parentesi di una stagione in prestito al Bayern Monaco, vincendo anche lo scudetto sotto la gestione Allegri, seppur non da protagonista.  Dopo un’ultima stagione al Lecce diventa allenatore e guida per 3 anni il Pescara.

Massimo Ambrosini

L’ultimo giocatore titolare ad Atene a lasciare il Milan, se si esclude il ritorno di Kakà. Condivide con Gattuso la fascia di capitano dopo il ritiro di Maldini e resta al Milan fino al 2013, ma al termine del campionato Galliani, d’accordo con Allegri, decide di “ritirarlo” comunicando durante un evento organizzato con gli sponsor che non gli verrà rinnovato il contratto.  Gioca un altro anno con la maglia della Fiorentina, prima di lasciare definitivamente il calcio giocato.  Oggi è opinionista per Sky.

Andrea Pirlo

Arrivato 5° nella classifica del Pallone d’Oro del 2007, resta al Milan fino al 2011, vincendo lo scudetto con Allegri e raggiungendo le 400 presenze in rossonero, ma a causa di un infortunio salta la parte conclusiva del campionato.  A fine stagione non gli viene rinnovato il contratto, pare soprattutto per le pressioni di Allegri che lo vede ormai fuori dal suo progetto.  Si accorda con la Juventus e vince 4 scudetti in 4 anni, prima di trasferirsi a New York.  Degli 11 iniziali è l’unico che ha giocato un’altra finale di Champions (Barcellona-Juventus, nel 2015) senza tuttavia vincerla.

Gennaro Ivan Gattuso

Al Milan fino al 2012, conclude la carriera in Svizzera, al Sion, dove in un anno ricopre il triplice ruolo di giocatore/allenatore/vice-allenatore.  Dopo due brevi esperienze da allenatore al Palermo in Serie B e all’OFI Creta nella Serie A greca, guida per 2 anni il Pisa, ottenendo prima la promozione in Serie B e poi la retrocessione in Lega Pro.

 

Clarence Seedorf

Resta al Milan fino al 2012, poi si trasferisce al Botafogo per chiudere la carriera.  Nel Gennaio 2014, dopo l’esonero di Allegri, viene scelto da Silvio Berlusconi come nuovo allenatore del Milan: ottiene 35 punti nel girone di ritorno ma non riesce a centrare la qualificazione all’Europa League.  Nonostante altri 2 anni di contratto viene esonerato a fine stagione, a causa di dissidi con Galliani.

 

Ricardo Kakà

Il capocannoniere della Champions 2007 va a segno anche nelle finali di Supercoppa e Mondiale per Club e vince Pallone d’Oro e FIFA World Player davanti a Cristiano Ronaldo e Lionel Messi.  Nel 2009 si trasferisce al Real Madrid, dove le cose non vanno secondo le aspettative.  Torna nel 2014 per disputare la sua 7a e ultima stagione con il Milan, superando anche le 100 reti in rossonero.  Dopo un prestito al San Paolo, sua prima squadra, si è trasferito all’Orlando City in MLS, dove tutt’ora gioca.

 

Filippo Inzaghi

L’eroe di Atene va a segno anche contro Siviglia e Boca Junior, diventando per un breve periodo il giocatore con più gol in assoluto in competizioni internazionali.  Dopo il ritiro nel 2012 diventa allenatore per le giovanili rossonere, prima degli Allievi Nazionali e poi della Primavera, con la quale vince il Torneo di Viareggio.  Nell’estate del 2014, dopo l’esonero di Seedorf, viene scelto come allenatore della prima squadra, ma ottiene risultati deludenti.  Dopo un anno sabbatico riparte dal Venezia, in Lega Pro, col quale ottiene subito la promozione in Serie B e la Coppa Italia di Lega Pro.

 

Carlo Ancelotti

Dopo due stagioni sotto le aspettative, decide in accordo con il Milan di interrompere il rapporto che era iniziato nel lontano 2001.  Da subito rimpianto, inizierà a girare per l’Europa, vincendo ovunque.

 

MILAN, 10 ANNI DOPO

Chiuso il ciclo di 3 finali di Champions in 5 anni, nei 10 anni successivi riesce ad ottenere soltanto una qualificazione ai quarti di finale (nel 2012).  Ha da pochi giorni festeggiato la qualificazione ai preliminari di Europa League, dopo essere stato assente per 3 anni di fila da qualsiasi competizione europea.  Dopo la finale di Atene ha vinto la Supercoppa Europea e il Mondiale per Club nel 2007, lo Scudetto nel 2011 e la Supercoppa Italiana nel 2011 e nel 2016.  A partire da Aprile 2017 non è più di proprietà di Silvio Berlusconi, che ha così chiuso 31 anni di presidenza.

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