L’assedio di Torino

La dicotomia è una sola: Juventus-Inter. Una contrapposizione come Hegel e Kant, Coppi e Bartali, Usa e Urss, Apple e Microsoft, Beatles e Rolling Stones, yin e yang. Non si tratta di stabilire chi è meglio e chi è peggio: Inter e Juve sono pianeti distanti, che entrano in contatto solo in occasione di una partita.

Beppe Severgnini

Tesi e antitesi

Juventus-Inter non è mai stata una partita come le altre. Negli ultimi vent’anni (grosso modo dall’ormai celeberrimo contatto tra Ronaldo e Juliano del 1998), il derby d’Italia è diventato un confronto tra stili di vita, tra modi diversi di intendere il calcio. Le filosofie di Inter e Juve, tramandate di tifoso in tifoso, non potrebbero essere più diverse. Sono tesi e antitesi, opposti hegeliani che si incontrano solamente due volte all’anno, una sintesi non più lunga di 180 minuti.

Da un lato abbiamo la Juventus, squadra del popolo (ha la tifoseria più grande d’Italia) guidata dall’aristocratica famiglia Agnelli; dall’altro l’Inter, da sempre governo di mecenati molto munifici, dalla famiglia Moratti ai nuovi investitori cinesi. Da un lato una squadra che si è abituata a fare della vittoria la normale condizione d’esistenza; dall’altra una squadra che vince sempre in modo romantico, e che talvolta assapora sconfitte del calibro della tragedia greca.

Juventus-Inter 0-0| numerosette.eu

Juventus-Inter è stata una partita sporca, selvaggia e affollata. E non necessariamente queste cose hanno una connotazione esclusivamente negativa.

Radiografia di una partita

Juventus-Inter la si può osservare sotto molti punti di vista, ma la sostanza non cambia: bianconeri e nerazzurri sono squadre agli antipodi, che non potranno mai andare d’accordo. Sono pianeti diversi, come sostiene Severgnini (che è di parte, occorre ricordarlo) in apertura di articolo; la distanza tra tifoserie, dirigenze e giocatori è siderale.

Siderale come la notte di sabato sera, quando un freddo inclemente ha fatto da coreografia alla partita più attesa delle ultime settimane. Su Torino è calato un inverno duro e improvviso, tirava aria di montagna; quando i giocatori sono scesi in campo sembrava di essere pronti ad assistere a una battaglia. E in effetti è stato proprio così: a Torino è andato in scena un vero e proprio assedio. Una guerra di logoramento che ha premiato la tattica ed esaltato le difese.

Candreva e Matuidi | numerosette.eu
Sulla fascia destra si sono svolti duelli molto muscolari: Candreva ha dovuto fronteggiare la fisicità di Matuidi e Asamoah, mentre D’Ambrosio si è ritrovato per le mani l’arcigno Mandzukic.

Nemici al fronte

A Torino si sono affrontate le due squadre più in forma del momento. Dopo sei anni di latitanza interista, finalmente ritroviamo bianconeri e nerazzurri al comando della Serie A. I tifosi si aspettavano una partita arrembante, ma hanno dovuto fare i conti con la fredda realtà di dicembre: i novanta minuti dell’Allianz Stadium ci hanno lasciato in eredità uno 0-0 piuttosto scialbo. Ma questo pareggio, a riguardarlo a mente fredda, è un’allegoria: dentro ci possiamo vedere molto più di quanto non sembri.

Il casus belli

L’Inter arriva a Torino come una delle tre squadre europee che devono ancora subire una sconfitta in campionato. Uno speciale triumvirato con Barcellona e Manchester City, in cui l’Inter rischia di fare la fine di Lepido tra Ottaviano e Marco Antonio, rimanendo schiacciata sotto il peso di tale gravitas. Quella di Torino è la trasferta più impegnativa d’Italia: si va a giocare su un terreno dove sono caduti quasi tutti, dove la Juve segna da 44 partite consecutive. Spalletti lo sa; per questo ha riconfermato i suoi uomini migliori, risolvendo il rebus del terzino sinistro con Santon e ricostruendo la mediana della Fiorentina con Borja Valero e Vecino. Nel 4-2-3-1, il posto da trequartista sembra ormai stabilmente assegnato a Brozovic, che sta imparando a diventare più continuo.

Pjanic e Brozovic | numerosette.eu
Marcelo Brozovic è stato probabilmente il più propositivo tra i nerazzurri. Il croato non ha sofferto la pressione dell’Allianz Stadium, ma era troppo isolato in fase offensiva.

La Juventus, invece, torna a giocare in casa coronando una settimana intensa e soddisfacente. Dopo aver battuto il Napoli per 1-0 (una partita pressoché perfetta, senza mai concedere nulla) ha centrato la qualificazione agli ottavi nella spedizione di Atene. Chiudere col botto, facendo tre su tre contro l’attuale prima in classifica, sarebbe stata impresa da sogno; ma Allegri è un attento calcolatore, e non si è lasciato trascinare dall’entusiasmo. Non a caso ha scelto un 4-3-3 affidabile e muscolare, sacrificando il talento mercuriale di Dybala per rimpolpare il centrocampo e bloccare le pericolose verticalizzazioni centrali dell’Inter. Asamoah e De Sciglio hanno giocato in trincea, e molto spesso l’ex milanista stringeva fino ad affiancarsi ai centrali di difesa, lasciando a Cuadrado il compito di completare la diagonale di un 3-5-2 de facto. Davanti, Mandzukic si è confermato l’uomo più pericoloso con la sua posizione indecifrabile a tagliare verso il centro.

Mario Mandzukic | numerosette.eu
Mario Mandzukic sta vivendo un’ottimo momento di forma, ma i lunghi ripiegamenti a cui lo costringe il 4-2-3-1 lo rendono poco lucido sotto porta.

Prime schermaglie

La partita è cominciata piuttosto male. Le due squadre erano molto nervose, e l’Inter ha perso il possesso del pallone dopo appena 5”. Sarà stato il campo che soffriva di ipotermia, sarà stata la tensione per un match così importante: Juventus e Inter non avevano mai sbagliato così tanti palloni nei primi dieci minuti delle precedenti partite di campionato.

Gli allenatori hanno capito subito quale sarebbe stato l’andamento della partita. Mentre i tifosi sugli spalti speravano in un match arrembante e spettacolare (se non altro per riscaldare un sabato sera sceso quasi a -5°), Allegri e Spalletti hanno martellato i loro giocatori spremendoli al massimo dell’intensità. Ne è uscita una partita dal volto difensivo, all’italiana, come si diceva una volta: le squadre provavano ad attaccare solo quando erano sicure di non rimanere scoperte.

1
Handanovic
21
Santon
37
Skriniar
25
Miranda
33
D'Ambrosio
11
Vecino
8
B. Valero
44
Perisic
77
Brozovic
87
Candreva
9
Icardi

La Juventus ha tenuto un baricentro molto basso nei primi 25/30 minuti, ripetendo la strategia vincente del San Paolo; l’Inter, coi suoi palleggiatori d’esperienza, non ha lasciato spazi e non si è fatta ingolosire dall’approccio quasi rinunciatario dei bianconeri. Per il resto della partita (o almeno fino all’80’), le parti si sono invertite: l’Inter ha resistito con coraggio alla Juventus, che ha sfiorato il gol in più di un’occasione.

23
Szczesny
22
Asamoah
3
Chiellini
4
Benatia
2
De Sciglio
6
Khedira
5
Pjanic
14
Matuidi
17
Mandzukic
9
Higuain
7
Cuadrado

Lance spezzate

Doveva essere la partita di Icardi e Higuain, due tra i migliori attaccanti in circolazione, che sono verosimilmente in competizione per una maglia nella nazionale albiceleste. Doveva essere la partita del miglior attacco del campionato (la Juventus, con 41 gol) contro la coppia più prolifica d’Europa (Icardi e Perisic, 26 gol + assist nel 2017); non è stato niente di tutto questo.

Icardi e Higuain hanno toccato 11 palloni in due nel primo tempo. Le coppie centrali hanno fatto un’ottima figura, tagliando costantemente i rifornimenti ai centravanti. I due argentini, infatti, non sono stati sostenuti come al solito e di conseguenza sono andati in difficoltà: basti pensare che Perisic e Candreva non hanno effettuato neppure un cross positivo su palla attiva, mentre Higuain non è mai riuscito a calciare in maniera cristallina verso la porta.

Icardi Juventus-Inter | numerosette.eu
Non è una novità; in queste partite difficili, Icardi scompare. L’assenza di Candreva e Perisic lo ha praticamente alienato dal gioco; il suo unico tiro in porta (deviato da Benatia) è arrivato infatti da un assist centrale di Brozovic.

Gli attaccanti centrali non hanno funzionato, ma Inter e Juventus hanno reagito in maniera diversa. L’attacco dell’Inter è parso stanco e addirittura fuori condizione; Candreva non è mai entrato nel ritmo partita ed è stato sostituito molto presto rispetto alle abitudini di Spalletti, mentre Perisic non ha quasi mai rischiato il dribbling, preoccupandosi molto di più di correre dietro a Cuadrado. Dei quattro uomini d’attacco si è salvato soltanto Brozovic, che ha provato un paio di incursioni centrali ed è riuscito a calciare verso la porta alla fine del secondo tempo. La Juventus, come vedremo, ha invece fatto ricorso ai suoi vecchi punti di forza, dimostrando di essere molto più collaudata degli avversari.

Come ai vecchi tempi

L’assedio di Torino è stata una delle partite più bloccate del campionato. E quando si fronteggiano due formazioni altamente specializzate come Inter e Juve, solamente degli automatismi perfetti potevano portare vicino al gol. L’Inter, a onor del vero, non ci ha quasi mai provato; sbilanciarsi per cercare di passare in vantaggio all’Allianz Stadium equivale statisticamente a un suicidio.

La Juve, invece, si è affidata ai suoi senatori. E’ stato in particolare l’asso Cuadrado-Mandzukic a provocare psicosi e nevrastemie al reparto difensivo nerazzurro; il cross tagliente del colombiano per l’incornata del croato è cosa nota negli ambienti bianconeri, e il povero D’Ambrosio ne è stato letteralmente sovrastato almeno sei volte. Per fortuna dell’Inter, Mandzukic non è stato mai sufficientemente cinico.

Juventus Inter 0-0 | numerosette.eu
Khedira e Matuidi hanno dato alla Juventus una grande fisicità in mezzo al campo. In superiorità numerica, si alzavano a pressare B. Valero e Vecino sino all’area difesa da Handanovic. In fase offensiva hanno cercato di velocizzare la manovra di gioco, lasciando libertà a Pjanic.

La Juventus, proprio come ai vecchi tempi, ha fatto affidamento sulle sue armi tradizionali: la velocità di transizione da destra a sinistra, il cross pericoloso nell’area affollata, l’intensità in mezzo al campo. Determinante è stato Cuadrado, che ha sempre sfruttato il cambio di marcatura tra Santon e Perisic (che è fisiologico in caso di sovrapposizione, ad esempio) per sorprendere la difesa interista. In questo modo la squadra di Allegri ha colpito una traversa e ha impegnato costantemente Handanovic, che ha ripetuto l’ennesima fotocopia di una stagione fenomenale.

L’Inter ha perso progressivamente l’iniziativa, e si è rifugiata nella sua arma migliore: la difesa senza palla. La squadra di Spalletti ha acquisito infatti una solidità mentale che da molti anni non si vedeva nella Milano nerazzurra; gli undici in campo hanno avuto l’umiltà di accettare la superiorità tecnica e muscolare della Juventus trincerandosi davanti al proprio portiere, provando a pungere quando se ne presentava l’occasione. Insomma, un’Inter tutt’altro che pazza.

Il bollettino di guerra

Lo 0-0 è un risultato notevole per l’Inter, e molto più amaro per la Juventus. I nerazzurri sono passati indenni al San Paolo e all’Allianz Stadium, senza mai subire gol, e al ritorno giocheranno due partite probabilmente determinanti per il campionato tra le mura di casa. In entrambi i casi, Spalletti ha sofferto la superiorità offensiva dell’avversario ma la sua squadra non ha mai dato l’impressione di essere sul punto di sbandare. La grande mentalità portata dal filosofo di Certaldo è testimoniata da Dalbert, un giocatore arrivato tra mille aspettative che si è trovato in campo per l’infortunio di Santon; il brasiliano si è comportato con diligenza senza compromettere i delicati equilibri della partita. C’è da considerare che, almeno ieri sera, nonostante l’assenza di tutto il reparto offensivo (Perisic, Candreva e Icardi dispersi in azione, per prolungare la metafora bellica) l’Inter ha portato a casa il massimo risultato.

Juventus Inter Santon | numerosette.eu
Santon vince un duello aereo con Higuain. Il terzino è sicuramente la migliore notizia per l’Inter: Santon ha giocato alla pari contro uno degli attacchi più devastanti d’Europa. Peccato per l’infortunio sul finale.

Discorso molto diverso per la Juventus. Vincere in casa significava riagguantare la testa del campionato, e zittire una volta per tutti gli uccelli del malaugurio che dall’inizio dell’anno auspicano la fine della dittatura juventina sul campionato italiano. Anche ieri sera, i bianconeri hanno dimostrato di essere molto superiori per organico e idee tattiche, ma si sono scontrati con una solidità difensiva disarmante: anche quando la Juve riusciva a sorprendere la retroguardia interista, si trovava contro l’Handanovic migliore di sempre, che quest’anno di reti ne ha prese soltanto 10. Un pareggio che potrebbe diventare rimpianto; con il passo falso di Napoli e Roma, si potevano guadagnare due punti fondamentali. Ne beneficia il campionato, certo (quello italiano è l’unico con così tante squadre ancora al vertice); ma Allegri e compagnia non ne saranno felicissimi.

Juventus Inter Higuain | numerosette.eu
Gonzalo Higuain visibilmente rammaricato di fronte alle continue respinte della difesa nerazzurra. Il centravanti argentino è stato neutralizzato dalla partita-ombra di Miranda e Skriniar.

Tutti a casa

Una partita così bloccata (psicologicamente e tatticamente) avrà esaltato sicuramente i cultori degli schemi e gli strutturalisti del gioco, ma ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi. Oggettivamente si è visto ben poco: la Juventus è arrivata 7 volte in porta, di cui 6 con Mandzukic su cross di Cuadrado; una ripetitività che non siamo soliti vedere a questi livelli. L’Inter, invece, in porta non ci è arrivata praticamente mai, se escludiamo una sortita in solitaria del tandem Brozovic-Icardi. Il match è stato molto frastagliato (ben 31 falli di gioco, senza contare 7 off-sides e altrettanti cartellini) e ci sono stati tantissimi palloni sporchi (quasi tutti recuperati dai tre palleggiatori della Juventus, oggettivamente più reattivi di quelli dell’Inter). Ma questa compressione della partita, come abbiamo detto, non deve essere letta in chiave negativa.

Mandzukic | numerosette.eu
Mandzukic è sembrato l’uomo del Destino, l’unico in grado di poter cambiare le sorti dello 0-0. Gli è mancato un pizzico di fortuna.

Uno 0-0 denota innanzitutto un profondo rispetto (calcistico) tra le due squadre. L’Inter aveva ottime ragioni per temere il fattore Allianz Stadium (da quelle parti hanno visto solo tre sconfitte in quattro stagioni), ma allo stesso tempo la Juve ha dimostrato una certa preoccupazione per le individualità dell’Inter. Le mezzali (Khedira e Matuidi) seguivano a uomo i mediani dell’Inter, e i terzini hanno avuto praticamente solo compiti difensivi per neutralizzare i fiancheggiatori di Icardi. Per questo motivo la gara ha assunto la tipica forma all’italiana: una partita così bloccata da premiare chi, in un modo o nell’altro, si fosse ritrovato in vantaggio. Cosa che però non è avvenuta.

La guerra va avanti

Il derby d’Italia ci ha lasciato ancora una volta disorientati. Dopo sei anni ci ritroviamo con una Serie A senza veri favoriti. L’Inter non ha allungato e la Juve non s’è ripresa la vetta; ieri Napoli e Roma si sono presentate in ritardo all’appuntamento coi tre punti e la Lazio ha una trasferta tutt’altro che facile. A conti fatti, cinque squadre così vicine sono un’anomalia per il nostro campionato: dopo tanti anni di dominio bianconero (ma anche di ottime prestazioni di Napoli e Roma, spesso a corrente alternata) potremmo arrivare sino in fondo al campionato con una situazione ancora altamente aleatoria.

Mario Mandzukic traversa | numerosette.eu
La traversa colpita (ancora una volta dal solito) Mandzukic rimane il momento migliore della partita. Frustata da centravanti puro, nell’unica zona di campo in cui l’inserimento è inarrestabile: alle spalle del terzino con un cross veloce in arrivo.

Esegesi dell’assedio di Torino

All’accademia militare di West Point, i cadetti che si preparano al diploma sono soliti presentare una tesi in cui, studiata una determinata battaglia della storia bellica, ne ricavano una lezione. Ebbene, da novelli ufficiali, che cosa potremmo dire dell’assedio di Torino?

Sicuramente, la Juventus ha dimostrato di essere – ancora una volta – la squadra da battere. In Italia è l’unica società ad avere una rosa europea (con almeno 16 titolari: basti vedere i nomi che figuravano in panchina), e Allegri ha imparato a rendere camaleontica la sua formazione: mai come quest’anno la Juve ha dimostrato di sapersi adattare alle caratteristiche dell’avversario per poi travolgerlo con le proprie armi.

L’Inter, invece, si è mostrata ancora per ciò che è: uno splendido paradosso. I nerazzurri sono una squadra operaia guidata da un’aristocratico, da un intellettuale del pallone che sta facendo un miracolo basato su disciplina e senso di appartenenza. Se l’Inter (che l’anno scorso è arrivata settima, lo dobbiamo ricordare) si trova ancora lì davanti è perché Spalletti ha dato tenuta mentale a un gruppo che troppo facilmente cadeva preda delle sue stesse paranoie. Il clima attorno ai nerazzurri è fantastico e anche i tifosi, che respirano di nuovo aria d’alta quota, non fanno mancare il loro supporto.

Cuadrado e Santon | numerosette.eu
Il duello chiave della partita: Santon contro Cuadrado. Il terzino dell’Inter si è comportato egregiamente, senza mai farsi puntare dall’esterno colombiano. Quest’ultimo aveva dopotutto capito che il cross in mezzo poteva fare molto male.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.