Assai – Playlist Mondiale [1×09]

Ci siamo, ai Mondiali di Russia 2018 manca solo l’ultimo atto. Certo, ci sono state bellissime partite, grandi campioni con grandi giocate, ma noi, inevitabilmente, li ricorderemo come quelli ai quali non siamo andati. Tra vent’anni ripensare a questa Coppa del Mondo sarà come riguardare la vecchia foto di classe del liceo, scattata però proprio nel giorno in cui noi eravamo a casa con la febbre. E la più carina – per la quale avevamo una cotta da quattro anni – si fidanzava con il nostro acerrimo nemico. Alla fine, però, è stata proprio la nostra assenza a farci notare, come Nanni Moretti in Ecce bombo.

Noi, però, non abbiamo avuto scelta.

Per accompagnarvi in un viaggio a ritroso a ripercorrere i momenti più stravaganti e fuori dalle righe di questi Mondiali abbiamo deciso di legare ogni avvenimento a una canzone. Il risultato sarà un potpourri composito, con canzoni che tra loro non c’entrano assolutamente – e volutamente – nulla, ma che insieme danno un quadro esaustivo di quella che è stata una delle edizioni più da assai dei campionati del mondo. Alla fine viene fuori una playlist strana, come quelle che spuntavano fuori ad ogni estate piene zeppe di musica dance di basso livello e hit da ascoltare sotto l’ombrellone. Il suggerimento è di metterla in macchina, sarà utile nel tragitto per la casa dell’amico sciagurato che ha invitato tutti a vedere la finale.

Autogestione argentina

È la frase più antipatica del mondo, ma concedetemi la soddisfazione di prendermi i miei meriti: ve l’avevo detto! Sì, perché il fatto che la Selección fosse una squadra da seguire se si era in cerca di sviluppi ben lontani dal normale tracciato era prevedibile. Le notizie si sono susseguite con virulenza, indiscrezioni sono trapelate a tal punto da trasformarsi in opinione comune e volontà popolare. La vulgata vuole che il ct Sampaoli sia stato di fatto esautorato di ogni suo potere da parte dei veterani della squadra – Mascherano su tutti – che ne avrebbero anche chiesto l’esonero. L’impossibilità di percorrere questa strada ha fatto sì che i giocatori prendessero in mano la situazione decidendo da sé la formazione, con modalità molto più simili a un golpe militare che all’esperienza romantica della democrazia corinthiana. La spedizione dell’Argentina ai Mondiali è stata un disastro ma, per ora, Sampaoli rimane alla guida della nazionale, più per ragioni economiche e contrattuali che tecniche. Non è bastato Leo Messi a rendere meno disastrosi i mondiali dell'Argentina | Numerosette Magazine

Non resta che godersi allora un salto sul Caminito, la strada più caratteristica che attraversa il quartiere de La Boca, a due passi dalla Bombonera. Qui i colori delle case, l’atmosfera e i suoni che si sentono ci danno il quadro perfetto del mosaico di imperfezione e poesia che è l’Argentina. Ci accompagna Carlos Gardel con il suo tango per salutare quello che, forse, è stato l’ultimo ballo argentino di Leo Messi

L’epopea britannica

Si usa spesso l’espressione del “dodicesimo uomo in campo” per fare riferimento all’apporto dei tifosi durante una partita. Giusto, giustissimo, ma se al supporto allo stadio durante le partite si aggiunge una follia collettiva che si riversa per le strade, allora stiamo parlando d’altro. It’s coming home, cantavano. Alla fine non sarà così ma poco importa. Dalle devastazioni più o meno amichevoli all’IKEA dopo la vittoria con la Svezia, all’esplosione di birra ad Hyde Park dopo il gol di Trippier con la Croazia. Dal tifoso inglese ritrovato ubriaco in hotel dopo essere scomparso per sei giorni all’eroe con il tatuaggio di tutta la rosa per tener fede a una promessa. Gli Inglesi durante i mondiali hanno mostrato cosa vuol dire abnegazione alla causa a tal punto da sovrastare, per una volta, anche i tifosi sudamericani. Dopo l’eliminazione sia Hamilton che addirittura il principe William hanno fatto i complimenti alla squadra per aver reso orgogliosa una nazione.

La dedica, quindi, è un pezzo di Leon Bridges, una delle migliori voci del soul contemporaneo. Sì, il mondiale non è tornato a casa, ma almeno con la musica ci si consola un po’.

Nikola Kalinic

Nel terzo canto dell’Inferno Dante, chiama in causa tra gli ignavi Celestino V “Che fece per viltade il gran rifiuto“, colpevole di aver rinunciato al papato nel 1294. Il buon Nikola Kalinic non si è macchiato di una colpa tanto grave, ma dopo la prima partita è stato rispedito direttamente a casa per aver risposto picche a mister Dalic che gli chiedeva di entrare in campo. Al giocatore rossonero non era andata giù la panchina e ha così pensato bene di fingere un infortunio alla schiena per non macchiarsi del terribile marchio d’infamia di dover subentrare a un compagno. La decisione dell’allenatore e della federazione non si è fatta attendere molto. Badelj, amico del rossonero, ha espresso parole di vicinanza al compagno di nazionale, ma intanto, con Nikola a casa, la Croazia si prepara a giocare la prima finale dei mondiali della sua storia. La cosa divertente è che, in caso di vittoria, anche Kalinic riceverebbe la sua medaglia, che immaginiamo a quel punto conserverà gelosamente esponendola in bella mostra a casa sua.

Nikola, non sappiamo se ti sei già pentito, ma probabilmente sì, però volevamo chiederti: ma ti è convenuto? La risposta sembra scontata e assomiglierà tanto a quel leave me alone gridato con rabbia dal re del pop.

Crollo teutonico

Se c’è una cosa non scontata, imprevedibile e che quindi sta perfettamente all’interno di questa rubrica, è sicuramente un fallimento della Germania. Siamo così abituati a vederli vincere o quantomeno a ben figurare, che ogni loro tonfo – anche se questo in realtà è il primo – fa molto più rumore. Li abbiamo visti stanchi mentalmente, appagati e senza idee, buttati brutalmente fuori in un girone in cui passare con il primo posto non era di certo proibitivo. L’ultima partita è stata il quadro perfetto di una spedizione ai mondiali disastrosa, con la mezza umiliazione subita dalla già eliminata Corea del Sud.

Abbiamo analizzato cause e concause dell’eliminazione della Germania con la federazione tedesca che ha deciso comunque di ripartire da Low per gli anni a venire. Noi salutiamo – un po’ beffardamente, visti gli sfottò subiti – la nazionale tedesca con Fallin’ di Alicia Keys, ma abbiamo l’obbligo di stare attenti: se c’è una nazione che sa venire fuori dalle sconfitte, nel bene o nel male, quella è proprio la Geermania.

Mondiale social

Un tempo c’era la Gialappa’s, ora ci sono i meme. In realtà la Gialappa’s c’è ancora, ma ormai i commenti satirici allo sport – così come ad avvenimenti di ogni altro tipo – viaggiano spediti su internet. Sembra che sui social si giochino quasi dei mondiali paralleli, fatti di video virali e fotomontaggi. Anche i sacrosanti sfottò seguono nuove strade. Lo sa bene Marco Materazzi che dopo l’eliminazione della Germania non ha esitato a riprendere Bastian Schweinsteiger per il sarcasmo fatto sulla mancata qualificazione degli azzurri. I protagonisti in campo diventano quasi sempre protagonisti anche su Facebook, Twitter e Instagram. Il più beccato rimane sicuramente Neymar, al quale non viene perdonata l’eccessiva enfasi nel sottolineare i contatti – leggasi simulare – e che non gode esattamente delle simpatie di una grossa fetta di pubblico.

Menzione d’onore, senza ombra di dubbio, per Batshuayi che calcia il pallone sul palo e viene colpito in faccia dal rimbalzo. Un po’ una metafora della vita. O almeno i social così dicono.

Meritiamo altro

Con la mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali la ripartizione dei diritti tv è stata diversa da quella che ci saremmo immaginati e tutta la coppa del mondo è stata trasmessa da Mediaset. Di conseguenza anche i pre e post-partita sono stati curati dal colosso di Cologno Monzese o con Tiki Taka o con Balalaika, le due trasmissioni condotte da Pierluigi Pardo e Nicola Savino. In particolare è la seconda a lasciare perplessi. Non si capisce perché un appassionato di calcio debba essere interessato al parere del Mago Forest, di Andrea Pucci, Belen Rodriguez e Diego Abatantuono. Tutti questi ospiti nel loro campo saranno pure molto capaci e competenti, ma appunto di mestiere fanno i comici, gli attori o i presentatori, non di certo i giornalisti sportivi.

È sempre un brutto segnale sullo stato di salute del calcio – o di come viene gestito – quando per attirare pubblico attorno a un prodotto sportivo si percorrono strade che con lo sport non hanno a che fare. Perché sì, non bisogna necessariamente prendersi sempre sul serio, ma meritiamo di più di questo Infamity show.

Aspettando la finale

Ringraziatemi per avervi risparmiato gli Europe

Ora non rimane da fare altro che il conto alla rovescia per l’ultimo atto. La settima casella di questa rubrica, la settima canzone della nostra compilation deve rimanere per forza libera in attesa della finale. Da una parte la Francia di Grizou, Mbappé e Pogba, dall’altra la Croazia di Modric, Mandzukic e Perisic, sorpresa attesa – perdonate l’ossimoro – di questo mondiale. Chi sarà tra loro a regalarci l’attimo da assai? Chi sarà l’autore del gesto che ricorderemo tra qualche anno e che entrerà nell’iconografia dei mondiali? Ci tocca aspettare oggi per scoprirlo. Noi non vediamo l’ora, assai.

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