Il ritorno
A distanza di quasi due anni dal ritiro, Antonio Di Natale ha deciso di staccare le scarpette dal chiodo. Tornerà a giocare nella 3° categoria friulana, nel Donatello Calcio, squadra di cui è presidente da questa estate insieme al suo amico Simone Ronco: la squadra friulana è una storica scuola calcio, nota nella provincia di Udine per la sua militanza nei campionati regionali con il settore giovanile.
Il debutto di Antonio Di Natale dovrebbe avvenire settimana prossima, l’8 aprile in casa del Pozzuolo del Friuli, squadra appaiata al Donatello, ancorata al penultimo posto con 14 punti, frutto di 3 vittorie, 5 pareggi e 14 sconfitte. Alla fine del campionato mancano solo 4 partite, e il Donatello possiede il penultimo attacco della categoria con 16 reti (anche se gli expected goals dicono che meriterebbero di più) davanti solo all’Assosangiorgina (15) che chiude il girone B con 7 punti nonostante sia la squadra che mostra il calcio più moderno del Friuli, con classiche uscite lavolpiane e transizioni offensive con l’occupazione di halfspaces grazie a un 11 che gioca tutto a piedi invertiti, portiere compreso. Antonio Di Natale ha dichiarato di non aver più di 20 minuti sulle gambe e che si tratta di una scelta fatta con il cuore: un atto di riconoscenza verso una società con cui si è reinventato al di fuori del prato verde del cuoio; un gesto d’amore verso uno sport, al quale ha dato l’addio quasi due anni fa.
Dieci gol di Antonio Di Natale
in Serie A
Antonio di Natale è stato – è – un giocatore dal talento intuitivo ed estemporaneo, maturato tardivamente, e che si è espresso per manifesta volontà nelle province del Nord Italia: da Iperzola a Viareggio, passando per Varese nei primi anni di carriera; quindi Empoli e Udine, dove è diventato il re indiscusso. Ha condotto l’Udinese al terzo posto nel 2011/2012 e l’ha esportata in Europa come modello da perseguire (fino ai preliminari di Champions League) vestendo anche la maglia della Nazionale 43 volte e segnando 11 reti (dal 2002 al 2012) con due partecipazioni agli Europei (2008 e 2012) e una ai Mondiali (2010). Un attaccante schiva tibie, dal baricentro basso e la muscolatura iper compatta, velenoso e pungente, defilato, ma nel corso degli anni sempre più centrale, e in maniera direttamente proporzionale più letale. Cinico e dotato di una tecnica di base lampante, è riuscito a diventare il sesto marcatore di sempre in Serie A con 209 reti, e una media di quasi un gol ogni due partite (0.47) in gran parte costruita tra il 2009 e il 2014 in cui si è laureato due volte consecutive capocannoniere della Serie A (2009/2010-2010/2011) raggiungendo nelle altre due quota 23, e quindi 17 (20 stagionali) nel 2013/2014.
Numeri di un giocatore in grado di migliorarsi sempre, non solo sui punti di forza – il calcio secco, il dribbling a rientrare, il tiro morbido sul secondo palo – ma anche sui colpi di testa come dimostrano i due gol consecutivi nella stagione 2014/2015 contro l’Hellas e contro l’Empoli a 37 anni; mantenendo una costanza rilevante dai tiri dal dischetto, e affinando in maniera sensibile la velocità d’esecuzione in area di rigore, grazie a una balistica completa e un primo tocco fatale.
In occasione del suo ritorno, seppur nel calcio dilettantistico, abbiamo deciso di riammirare 10 gol iconici (e qualche bonus sparso) nel tentativo di disegnare tutto il repertorio offensivo di una punta micidiale, abile ad adattarsi ai tempi e ai cambiamenti del gioco: da attaccante esterno estremamente contropiedista con Rocchi (a Empoli), Iaquinta e Quagliarella (a Udine) a finalizzatore tecnico, in cui la sua abilità di palleggio e districamento nello stretto ha trovato compagni latini come Sanchez, Isla, Pereyra, Armero, Cuadrado e Muriel, capaci di esaltare le doti del napoletano parlando il medesimo linguaggio.
1. Como vs Empoli
0-2, gol del 0-2, 2° giornata 2002/2003 – gol numero 1 in Serie A
La prima rete di Antonio Di Natale in Serie A arriva a 24 anni al debutto sotto il fischietto di Pierluigi Collina, nella vittoria esterna contro l’altra neopromossa Como, considerando che la prima giornata venne recuperata tra l’ottava e la nona (contro l’Inter al Castellani, finì 3-4 per i nerazzurri e Di Natale segnò). In questo gol si possono notare alcuni elementi di contorno: Di Natale indossa la maglia numero 9 dell’Empoli ed esulta con il gesto dell’areoplanino. Sarà un’esultanza che lo accompagnerà per tutta la carriera, ereditata da Vincenzo Montella con cui ha in comune altre cose: la provenienza campana, il baricentro basso, la scuola calcio San Nicola di Pomigliano d’Arco, da cui l’Empoli li ha strappati insediandosi nell’entroterra napoletano. Non solo, anche la media gol è pressappoco identica. Quella dell’areoplanino è addirittura superiore (0.49) merito delle 141 reti in 288 gare. A differenza di Totò, però, Vincenzino ha vissuto il suo periodo migliore nei primi 5 anni di Serie A, culminati con lo scudetto alla Roma nel 2001. Tra i 31 e i 35 anni Montella segnerà solo 8 gol, Di Natale 92.
In quella stagione l’Empoli si salvò grazie alle prime 13 reti in Serie A di Antonio Di Natale, capocannoniere della squadra. Intanto Roby Baggio e Beppe Signori, che si fermeranno a quota 12, si attestano oltre le 180 marcature, quasi a fine carriera. Totò non lo sa, ma li supererà.
Altra cosa da notare: il filtrante di Vannucchi
2. Milan vs Udinese
3-1, gol del 0-1, 19° giornata 2004/2005 – gol numero 23 in Serie A
Ai Diavoli, Antonio Di Natale ha fatto vedere i sorci verdi: tra il 2003 e il 2011 ha segnato 8 reti a San Siro, castigando Abbiati, Storari e Dida. Proprio al brasiliano ha segnato uno dei gol più emblematici della sua carriera, portando in vantaggio i suoi. La partita finirà 3-1 per i rossoneri che rimontano con i gol di Shevchenko, Kakà e l’autogol di Jankulovski che la stagione successiva approderà a Milanello. L’Udinese terminerà 4° e approderà per la prima volta nella sua storia in Champions League.
Il movimento che lo porta dall’essere spalle alla porta a fronte è sensazionale come la facilità di riprendere il passo dopo il rimbalzo inaspettato del pallone: Alessandro Nesta è disorientato e casca alla finta, il tiro è coatto a scendere, imprendibile per Dida che rimane immobile.
Bonus Amarcord: Iperzola
Una preparazione al calcio simile, Di Natale la mostra durante un match di Serie C2 nel 1998 tra Iperzola e Arezzo, terminato 1-4 per gli amaranto. In quella occasione il tiro è fiacco, mentre poco prima aveva sfiorato un gol clamoroso. Gol che troverà sul rigore procurato da Succi.
3. Udinese vs Reggina
2-0, doppietta, 4° giornata 2007/2008 – gol numero 46 e 47
Alla vigilia della stagione 2007/2008 Antonio Di Natale viene eletto capitano dopo la cessione di Iaquinta alla Juventus. È l’anno della maturazione, l’esplosione da esterno offensivo prima di trasformarsi in un meraviglioso attaccante centrale. Con 17 reti in 36 partite porta l’Udinese al 7° posto che vale la qualificazione in Coppa Uefa, ma soprattutto ottiene la convocazione in Nazionale per l’Europeo in Austria e Svizzera.
Sono due gol sensazionali quanto incredibilmente diversi tra loro, accomunati da una coordinazione nel breve, tra pensiero e corpo, stupefacente: penso, quindi agisco. Dall’esultanza, Di Natale sembra più soddisfatto del secondo che del primo. O forse voleva dire: maronn e c’agg cumbinat ogg.
Bonus Italia: Ciclico
Il rapporto tra l’Italia e Totò è segnato dall’incontro ai Quarti di Finale dell’Europeo 2008 contro la Spagna. Di Natale entra al 75’ al posto di Antonio Cassano ed è il quarto incaricato dai tiri dal dischetto. Sbaglia, piuttosto malamente. È uno dei peggiori rigori tirati in carriera. E in carriera di rigori ne ha calciati. La Spagna passerà il turno e darà vita al miglior ciclo di sempre per Nazionali: due Europei e un Mondiale vinti consecutivamente. Il riscatto personale per Di Natale avverrà 4 anni più tardi, alla gara inaugurale dell’Europeo 2012 in Ucraina e Polonia. Cinque minuti dopo essere subentrato a Balotelli, spedisce in rete una palla che sa di libertà: lui stesso dichiarerà che è il gol più importante della sua carriera. Il pareggio spagnolo arriverà poco dopo con Fabregas (colui che segnò il rigore decisivo nel 2008) con la netta sensazione di crollare da un momento all’altro, difesi stoicamente da De Rossi difensore centrale (anche lui sbagliò il rigore nel 2008). L’Italia arrivò addirittura in Finale, soccombendo per 4-0 sempre alla Spagna in una delle finali più a senso unico della storia del calcio. È il canto del cigno del movimento Italia, è l’ultimo trofeo internazionale della Spagna, è l’ultima presenza di Antonio Di Natale in azzurro che subentrò nel secondo tempo, ancora una volta, al posto di Antonio Cassano.
Difficilmente abbiamo visto Di Natale esultare così
4. Udinese vs Palermo
3-1, gol del 2-0, 1° giornata 2008/2009 – gol numero 63
La stagione 2008/2009 è segnata dalla lesione del legamento collaterale mediale, riportata nella gara contro il Montenegro. Di Natale non si sottoporrà a intervento chirurgico, ma la stagione finirà dopo 22 gare e 12 gol. Numeri di un avvio travolgente. E la netta sensazione che Totò abbia in canna i 20 gol.
Tac tac
Un gol incredibilmente simile Totò lo realizza qualche anno dopo contro il Parma.
5. Udinese vs Bari
3-3, gol del 1-1, 37° giornata 2009/2010 – gol numero 100
Con la cessione di Quagliarella al Napoli, De Biasi ma soprattutto Marino porranno Di Natale al centro del proprio attacco. L’Udinese vivrà un’annata difficile, con il cambio allenatore e il 15° posto finale: è l’inizio della costruzione di un ciclo virtuoso, è l’inizio del Di Natale in veste di conclamato bomber. Saranno ben 29 i gol finali, che lo consacreranno a 32 anni capocannoniere della Serie A.
Contro il meraviglioso Bari di Ventura (10° posto finale) segnerà il gol numero 100 e 101 in Serie A.
Non è un gol pazzesco ma, oltre a essere simbolico, spiega bene l’evoluzione che d’ora in poi riguarderà la carriera di Totò. Molte reti saranno realizzate cogliendo l’attimo, con una capacità di colpire al volo enfatizzata dalla continuità con cui ripete in differenti dinamiche il gesto tecnico.
6. Udinese vs Napoli
3-1, tripletta, 14° giornata 2010/2011 – gol numero 108 (109 e 110)
Nell’estate del 2010 Antonio Di Natale ha rifiutato il passaggio alla Juventus per non destabilizzare l’armonia familiare, composta dalla moglie Ilenia Betti – conosciuta a Empoli e sposata nel 2002 – e dai figli Filippo e Diletta. Aveva 32 anni ed era all’apice della sua carriera. Avrebbe forse vinto 5 scudetti, lui che nel suo palmares ha solo premi individuali, ottenuti quando aveva già superato i 30 anni. Ma ha deciso di pennellare indelebile la storia dell’Udinese, i bianconeri che non hanno mai vinto in Italia.
La sua fede calcistica, invece, è sempre stata manifesta: azzurro Napoli.
Recentemente, ai microfoni di Si gonfia la rete su Radio Crc, ha dichiarato: fargli gol era come segnare a mio fratello ed è per questo che era meglio evitare.
Eppure tra il 2009 e il 2012 -certo, in un arco ristretto- al Napoli ne ha messe 8. Di cui due triplette consecutive al vecchio Friuli, nella stagione 2009/2010 e in quella 2010/2011.
In questo modo ha aperto le danze il 28 novembre del 2010.
Non c’è bisogno di aggiungere parole: basta l’esultanza di Guidolin
In questa stagione si laurea per la seconda volta consecutiva capocannoniere con 28 reti, segnando il suo 100° gol con l’Udinese. Si apre l’era Guidolin, un’era incompiuta con uno dei calci più divertenti d’Europa, di cui Di Natale è il portabandiera.
7. Udinese vs Parma
3-1, gol del 2-0, 31° giornata 2011/2012 – gol numero 150
L’ho rivisto un sacco di volte perché non lo ricordavo. È quello che, personalmente, mi ha impressionato di più. Gobbi manca l’intervento sul cross di Armero, Totò ha la prontezza di controllare in maniera orientata e coordinarsi con un tiro di esterno, in controbalzo, a incrociare. Sotto una pioggia battente.
8. Catania vs Udinese
0-2, gol del 0-1, 38° giornata 2011/2012 – gol numero 153
La grandezza di Antonio Di Natale è stata anche quella di affinare l’istinto. Sembra un ossimoro, ma non lo è.
Cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione.
Bonus Omaggio: Effetti speciali
Contro la Roma, il 28 ottobre 2012, l’Udinese sbanca l’Olimpico con un 2-3 e una doppietta di Totò.
Uno degli idoli di Antonio Di Natale è ovviamente Francesco Totti, e in questa partita sembra averlo voluto omaggiare con due effetti speciali, uno particolarmente di casa.
Più lo riguardo, e più non capisco perché abbia scelto quel tipo di esecuzione. È pura pletorica, cosa che Di Natale non è mai stato.
Di Natale è stato, invece, un grandissimo tiratore dal dischetto: li tirava quasi tutti rasoterra, alternando l’incrocio forte o l’apertura di piatto a spiazzare. Questo è l’unico cucchiaio della sua carriera.
9. Udinese vs Chievo
3-1, doppietta, 31° giornata 2012/2013 – gol numero 170 (e 169)
Per il quarto anno consecutivo Antonio Di Natale conclude il campionato superando quota 20 gol.
L’ultimo a riuscirci è stato Gabriel Omar Batistuta tra il 1997 con la Fiorentina e il 2001 con la Roma. Il predecessore di Totò ancora non è arrivato.
Contro il Chievo, alla 31° giornata, apre le marcature sfruttando (ehm) l’indecisione di Puggioni.
Poi, però…
Bonus Punizione: Moriero
Nel repertorio di Totò, ovviamente non può mancare il calcio di punizione. Ne ha segnati di più belli, di quello che ora vedrete. Ma è il gesto di Guidolin a certificare che questa è la miglior punizioni in carriera di Antonio Di Natale.
10. Udinese vs Chievo
1-1, gol del 1-0, 12° giornata 2014/2015 – gol numero 200
Alla quattrocentesima presenza in Serie A, Antonio Di Natale segna il gol numero duecento.
La media è presto detta. È uno degli ultimi acuti di Totò, i numeri fisiologicamente caleranno.
Ciò che non cala mai è la capacità di coordinarsi in tempo zero, zero.
Bonus Ritiro: Insert Coin, please
Il 15 maggio 2016, Antonio Di Natale si è ritirato dal calcio professionistico.
L’ha fatto dopo una stagione da comprimario (2 gol in 23 partite) nella sua Udine, nel nuovo stadio Friuli, ribattezzato Dacia Arena proprio in quell’anno, in seguito alla ristrutturazione che ha consegnato all’Italia il suo secondo stadio moderno di proprietà, quella del patron Giampaolo Pozzo, il proprietario più longevo del calcio italiano.
Il rispetto di Colombi che rimane fermo. Poco importa se il Carpi, di uno scatenato Verdi, vincerà invano senza evitare la retrocessione.
Se sei giunto fino a qui, vuol dire che hai goduto di un quarto d’ora di gesti tecnici con la speranza di poter vedere, in qualche servizio del telegiornale sportivo o dal vivo, una nuova prodezza di Antonio “Totò” Di Natale, e poco importa se nell’ultima serie del calcio italiano.
Ma questo – ahinoi – non avverrà più.
Forse.
Di Natale è stato il più forte giocatore che ha vestito la maglia dell’Udinese. Il suo stile è un inno alla bellezza del calcio.
Giampaolo Pozzo