La fantasia nel calcio è un elemento di estrema importanza.
L’abilità di saper inventare dal nulla, di vedere giocate che altri stentano ad immaginare, è un fattore che può spostare radicalmente gli equilibri di una partita, se non di una stagione.
Nel corso delle stagioni, questo gioco ci ha regalato sempre più giocatori fantasiosi in grado di incantare ed incidere, ma ha anche reso chiaro che la fantasia da sola non basta. Parafrasando e prendendo spunto da una vecchia pubblicità, “la fantasia è nulla senza controllo” e, per quanto possa essere forte, un giocatore di solo talento non può andare da nessuna parte.
Serve solidità fisica e mentale, la capacità di saper unire l’utile al dilettevole, in poche parole le caratteristiche del protagonista di questa storia: Ander Herrera, il basco alla conquista di Manchester.
L’essere calcistico di Ander è molto particolare: un volto da eterno giovane, rappresentante la sua spensieratezza col pallone tra i piedi, opposto ad una grinta degna del miglior “medianaccio” di provincia. E’ un giocatore più unico che raro e adattabile a praticamente ogni tipo di situazione; non è un caso, infatti, che sia riuscito a trovarsi a suo agio pure in due filosofie calcistiche tanto diverse come quella spagnola e quella inglese.
La crescita calcistica del classe ’89 avrà inizio al Real Saragozza – squadra tanto cara al padre, anche lui calciatore -, ma sarà a Bilbao che Ander muoverà i primi passi da grande. Nella capitale basca e sotto la guida di un maestro come “El Loco” Bielsa, Herrera diventa il modello del centrocampista moderno: totale, con grandi doti in cabina di regia ma che non disdegna gli inserimenti. E’ il faro di quell’Athletic che, nella stagione 2011/12, ha sfiorato la vittoria dell’Europa League, dando lezioni di calcio a chiunque con il suo stile ultraoffensivo.
A Bilbao non arrivano titoli, ma grandissime prestazioni che lo renderanno uno degli oggetti del desiderio delle big europee: è il giocatore che ogni squadra vorrebbe per costruire un gioco bello ma vincente, spettacolare ma anche solido. Alla fine la spunta il Manchester United, squadra che non è più la corazzata dei tempi di Sir Alex, ma che deve rifondarsi. Herrera sembra essere il collante necessario affinché tutto regga.
L’arrivo nella piovosa Manchester non è entusiasmante, la squadra sotto la guida di Van Gaal ha un andamento estremamente altalenante ed il gioco tende a non decollare. Herrera ha il merito di non demordere e di riuscire ad adattare il proprio gioco anche al calcio inglese: non abbandona la sua natura da fantasista, ma aggiunge al suo repertorio anche un certa fisicità che gli permette di non soccombere contro nessuno dal punto di vista fisico.
L’impatto del basco sul gioco dei Red Devils comincia però a notarsi con l’arrivo di Mourinho, ennesimo maestro di calcio nella carriera di Ander.
Lo Special One mette fin dalle primissime partite Herrera in cabina di regia, capendo che, tra i suoi centrocampisti, è l’unico in grado di approcciare entrambe le fasi con ottimi risultati: il suo rapporto qualità-quantità controbilancia perfettamente l’esuberanza di Pogba o la poca velocità di Carrick, è il giocatore di cui lo United ha bisogno, più di chiunque altro.
Le statistiche solitamente non sono una verità assoluta per descrivere un giocatore ed il suo ruolo, ma in questo caso fanno quantomeno capire perchè pure Mou non voglia rinunciare a lui. Il basco è il centrocampista dello United con più azioni difensive completate, vince quasi il 50% dei contrasti aerei – un enormità per lui che non è un gigante – ed il tutto condito da un attitudine al gioco offensivo che non lo abbandona mai – 14 occasioni create e 87% di passaggi riusciti.
Nonostante Ander sia stato obbligato ad adattarsi fisicamente al calcio inglese, non ha perso anche una certa affinità con il goal: 99 presenze e 14 reti segnate con i Red Devils, conditi da ben 20 assist, sono numeri che non lasciano spazio a critiche di ogni tipo.
E’ chiaro come Herrera sia un giocatore rarissimo per qualsiasi epoca calcistica, un centrocampista in grado di essere sia un mediano di rottura che un regista, uno che ogni allenatore vorrebbe avere a propria disposizione.
Ander è un giocatore particolare, rappresenta quelli che, per necessità, si sono dovuti adattare ad un nuovo tipo di calcio ma che non hanno perso la loro vena “artistica”, la loro fantasia, quella caratteristica che in fin dei conti gli ha permesso di arrivare così in alto.