Esattamente di cos’è che stiamo parlando?
Nel senso, quando parliamo di un ragazzo di 20 anni, almeno qui in Italia, spesso ci troviamo a fare i conti con concetti o frasi quali “ha poca esperienza”, “deve farsi le ossa”, o ancora “ non è meglio qualcuno già pronto”, “ripassa tra qualche anno”, insomma non proprio l’humus ideale per esprimere le proprie potenzialità.
Pensate ora se anche da noi potesse esserci un ambiente che stimola i giovani, i ventenni a dare sempre di più, che permetta a loro di avere le possibilità per sfondare, in qualunque campo essi operino. Pensate cosa potremmo vedere?
Per esempio, tornando al calcio, potremmo vedere un ragazzo di vent’anni con più di 100 presenze tra i professionisti, di cui molte giocate in una delle squadre più importanti della nazione, con oltre 50 gol segnati in tutto.
Un ragazzo che da quando ha 17 anni ogni domenica scende in campo con i grandi, che a 18, mentre i suoi coetanei si preparano per le verifiche di matematica, trascina la sua squadra alla promozione a suon di gol e che a 19 passa ad un team prestigioso e, invece di sentire la pressione, ne prende subito in mano le chiavi del centrocampo.
Nel nostro campionato uno così sarebbe un alieno, in Premier League invece esiste davvero e più che un alieno è un Allieno.
Ok, perdonate il terribile gioco di parole ma era il modo più semplice per rendere l’idea di quanto questo anglonigeriano classe 1996 abbia impattato forte sul mondo del pallone d’oltremanica, tutto questo perché? Perché Karl Robinson all’MK Dons prima e Pochettino al Tottenham poi, hanno creduto in questo giovanotto, nonostante avessero giocatori più esperti e, forse, più pronti.
Lasciando un attimo da parte la curiosa storia di Robinson, allenatore giovanissimo classe ’80, alla guida del Dons dal 2010 (Nagelssman chi? Anche qui sono arrivati prima gli inglesi) al 2016, che mise titolare fisso Alli a 17 anni, a dimostrazione del fatto che spesso un pizzico di follia giovanile può creare delle storie meravigliose, il vero capolavoro è stata la sua gestione da parte di Pochettino, bravo a trasformarlo da buon prospetto a campione.
Certo, dopo i 16 gol segnati da appena maggiorenne nella Ligue One 2014/15, non ci voleva questo grande occhio per capire che sarebbe stato conveniente puntare su di lui, ma nessuno si poteva aspettare che fin da subito l’ex tecnico del Southampton lo avrebbe messo al centro del suo scacchiere, facendolo perno fondamentale di una formazione ricca di talenti come Kane ed Eriksen, giusto per citarne due.
Non che il giovane Dele sia privo di personalità, anzi, basta conoscere la sua storia per capire che le sue gambe non tremano per una partita di calcio: ci vuole ben altro.
Figlio di immigrati nigeriani nel Regno Unito, la sua è la classica storia di chi, grazie allo sport, è riuscito a tirarsi fuori da un ambiente frustrante permeato di tristezza e solitudine: Alli era un ragazzino che, a 13 anni, viene dato in adozione perché la madre è alcolizzata e il padre è, sostanzialmente, assente.
Ah, Bamidele in lingua yoruba significa “seguimi a casa”, incredibile quanto sa essere beffardo il destino.
Se lo chiedeste a lui però, probabilmente vi risponderà che quel nome gli piace pensare che sia riferito alla sua seconda famiglia, quella adottiva, quella che lo ha salvato.
Infatti lui ora vuole essere solo Dele, perché Alli non significa più niente, e quel cognome sulla sua maglietta non lo leggeremo più.
All..ehm, Dele, ha superato le avversità, le ha schiacciate con la tenacia di chi non ha niente da perdere e punta ad arrivare in alto: ma soprattutto, il lusso e la perdizione sono solo meri oggetti di decoro, non valgono un’unghia della soddisfazione di aver sconfitto le paturnie di un’adolescenza intricata.
Belle macchine, donne, bizzarri vestiti costosissimi sono molte volte il centro dei loro interessi, insieme con l’esaltazione del loro passato, quasi fosse stato il motore emozionale che li ha portati fino a lì.
Per Dele niente di tutto ciò vale: prendete il suo profilo Instagram ad esempio. Zero foto con belle macchine, vestito sempre come un ventenne normale e perfino gli scatti con qualche ragazza sono rarissimi, insomma il classico figliolo della porta accanto.
Aggiungete a questo determinato tipo di mentalità due piedi divini ed ecco che il nuovo fenomeno del centrocampo inglese è creato.
In 52 match di Premier ha già messo a segno 20 gol, numeri incredibili per uno che di mestiere non fa l’attaccante e, senza scomodare paragoni scomodi, due fuoriclasse del ruolo e con un ottimo feeling con la porta come Gerrard e Lampard, per segnarle quelle reti ci hanno messo rispettivamente 169 e 140 incontri, sorpresi? Parliamo di meri numeri, non vogliamo creare bufere.
Lui per nulla, nella sua prima stagione in massima serie ha messo a segno 10 gol e in questa ha già eguagliato il suo record; andando avanti di questo passo, Harry Kane dovrà stare attento se non vorrà ritrovarsi in casa il suo più grande rivale per il titolo di capocannoniere.
7 dei 10 gol sono arrivati nelle ultime 4 partite, dove ha tenuto un ritmo “Messiano” e infatti il Tottenham ha sempre vinto.
Di destro, di sinistro, di testa, Alli la può mettere dentro in qualunque modo, chiedere ad Antonio Conte, che ha visto la sua striscia di 13 vittorie consecutive abbattuta dai colpi di testa del numero 20 degli Spurs.
Una particolarità è che tutti i gol segnati in questa Premier sono arrivati da dentro l’area di rigore, dato che denota, caratteristica sempre più richiesta per i centrocampisti, la sua bravura negli inserimenti, favoriti dai grandissimi movimenti di una punta come Kane.
Non che da fuori area sia scarso…
Non bisogna però commettere l’errore di ridurlo solo a mero marcatore, anche la sua visione di gioco è decisamente degna di nota.
L’anno scorso ha fornito 9 assist ai compagni, dimostrandosi uno dei migliori in Premier League anche da questo punto di vista.
Quest’anno è fermo ad un’assistenza decisiva, ma finché tiene questo ritmo realizzato lo possiamo anche perdonare, no?
Ecco cosa si sono visti arrivare gli Spurs nella scorsa stagione.
Visto il recente rinnovo di contratto e i prezzi che girano oggigiorno, non osiamo immaginare quale possa essere il valore di mercato, anche se, come probabilmente risponderebbero i dirigenti Spurs, non è decisamente in vendita.
Niente da fare, le altre squadre dovranno abituarsi a vederlo da avversario, osservandolo brillare nella sua maglia bianca come la più splendente delle stelle del cielo.
Si, quelle alte e lontane, quelle da dove è venuto questo ragazzo fenomenale, meraviglioso, alienante, Allieno.