Alejandro Gomez, “El Papu” mai cresciuto

Per la bellezza è indispensabile un’alta statura; le persone piccole possono avere grazia ed eleganza, ma non bellezza.

Aristotele, Etica Nicomachea

Aristotele pensava di avere ragione, ma si sbagliava.

Secondo il filosofo greco Alejandro Gómez, detto El Papu per i suoi 165cm di statura, poteva essere grazioso ed elegante ma non di certo bello. Provate, dopo aver visto questo video, a dirmi che Gomez non è pure bello oltre che grazioso ed elegante.

La sua bellezza sta tutta lì, in quel fisico minuscolo, in quel busto così attaccato alle gambe che quasi non si distinguono le due parti del corpo; in quella capacità di avere una marcia in più del diretto avversario benché, per ogni passo del difensore, lui ne deve fare almeno due per superarlo.

Alejandro Gómez si è affacciato nel mondo del calcio che conta a piccoli passi, come il suo fisico gli impone, ed è sempre rimasto nell’ombra, senza mai provare il grande salto: una sorta di “sindrome di Peter Pan” che lo ha fatto resistere pure alle sirene dell’Atlético Madrid. El Papu, un potenziale “big”, non è mai cresciuto davvero. Che sia arrivato il momento a 29 anni?

  “Mamma, voglio rimanere bambino!”

Andiamo con ordine, passo dopo passo, e ci scuserete se ormai il filo logico del nostro racconto segue questa scontata metafora.

Quando Gómez era piccolo anche all’anagrafe militava nelle giovanili dell’Arsenal de Sarandì, squadra argentina come lui, che lo prelevò dai meandri di Buenos Aires nel 2003. El Papu ha dovuto sgomitare per raggiungere la prima squadra, in un periodo in cui nel calcio si stava affermando la cultura del “tutto e subito” che penalizza le promesse in favore dei giocatori fisici che fanno la differenza con i più piccoli. Il suo esordio con El Viaducto arriva relativamente presto, nel 2005, e l’allenatore-leggenda di allora Burruchaga non si sarà mai pentito di averlo buttato nella mischia a soli 17 anni. Già allora si vedeva in Gómez un infinito potenziale, quella capacità di sopperire alle sue dimensioni con prestazioni da gigante – e anche qualche gol di testa, che ci crediate o no -.

La qualità è quella che è ma, anche se sembra impossibile, Gomez è riuscito a segnare anche da corner
La qualità è quella che è ma, anche se sembra impossibile, Gomez è riuscito a segnare pure da corner

Sgomitare” non era poi tanto una metafora

Quattro anni ad alti livelli gli permisero di essere notato dal più conosciuto San Lorenzo, squadra sulla cui panchina sedeva un certo Simeone. Il Cholo venne subito attratto dalle caratteristiche di questo piccolo apriscatole tanto che l’avventura di entrambi con i Ciclón durò un solo anno. Tutti e due avevano in mente progetti lungimiranti, un salto transoceanico dalla loro Argentina alle pendici dell’Etna.

Il primo passo lo fece Gómez che nell’estate del 2010 ufficializzò il passaggio al Catania di Pulvirenti. Gli scarsi risultati del tecnico Giampaolo costrinsero il presidente ad un cambio in corsa ed è a quel punto che El Papu ritrovò finalmente il suo mentore, Simeone.

La situazione di classifica complicata fece spazio ad una rimonta memorabile, un capolavoro firmato completamente Argentina: un allenatore dalle indiscutibili qualità carismatiche e il tridente delle meraviglie El Lavandina-El Galina-El Papu (per i profani Bergessio-Maxi López-Gómez) portarono a casa una stupenda salvezza, suggellata proprio da un gol bellissimo del folletto di Buenos Aires. Quella rete fu un connubio perfetto di rapidità, capacità di saltare l’uomo e freddezza sotto porta anche col piede debole.

Il Massimino esplose. Aveva trovato il suo idolo.

Cassetti fa un po' tenerezza, sarà quel 77 sulle spalle, sarà che Gomez lo salta con disarmante facilità e scoordinazione. Poi, il boato
Cassetti fa un po’ tenerezza, sarà quel 77 sulle spalle, sarà che Gomez lo salta con disarmante facilità e scoordinazione. Poi, il boato

La stagione più prolifica a Catania fu la sua ultima, quella che lo consacrò come giocatore meritevole di palcoscenici importanti. La vita o il destino, però, scelsero per lui. Decisero che la sua carriera avrebbe dovuto rispettare la sua statura, che non sarebbe potuto tornare da Simeone vestendo la maglia dei Colchoneros, troppo grandi per uno come lui.

E, infatti, si concretizzò nella stessa estate il trasferimento più incompreso della storia.

Alejandro Gómez, che tanto avrebbe fatto comodo a qualsiasi squadra anche nella stessa Serie A, andò in Ucraina, vestì l’anonimato del Metalist Charkiv. Nel momento più importante della sua carriera calcistica Gómez decise di rimanere nell’ombra, scelta che non si perdonerà mai. Di aver combinato la frittata El Papu se ne accorse subito, presentandosi nella sua nuova squadra con un’improbabile capigliatura biondo platino: si, era meglio non farsi riconoscere.

 “Ma dove sono finito?”

L’instabile Ucraina, per quanto possa sembrare impossibile, è stata stretta anche al minuscolo Gómez, che ha lasciato lì un’impronta invisibile e tanti rimpianti.

Per fortuna l’Italia, che ormai lo ha adottato ufficialmente, ha deciso di dargli un’altra opportunità. Dal 2014 ad oggi El Papu è tornato ai livelli di una volta con la maglia dell’Atalanta, la Dea “bendata” che stavolta sembra avergli prospettato un futuro migliore.

Dopo il primo anno di riadattamento ai ritmi della Serie A, Gómez è esploso nuovamente la passata stagione, mettendo a segno 7 gol e 9 assist. Memorabile la rete al Carpi “alla Recoba”, direttamente da calcio d’angolo, ma soprattutto le due prestazioni con la Roma, la sua vittima preferita tra tutte le squadre del campionato italiano.

El Papu all’andata zittì l’Olimpico con un assist e un gol capolavoro, un destro preciso a girare sul secondo palo che ormai è diventato un marchio di fabbrica anche per lui. Al ritorno non rientrò tra i marcatori ma Borriello dovrà ringraziarlo infinitamente per i due assist al bacio che riuscì a confezionare.

 Visto così rannicchiato sembra ancora più piccolo, al contrario di ciò sta per fare: De Sanctis sembra averlo intuito

Non è un caso che la Roma lo abbia ricercato e non è un caso che Montella lo voglia fortemente per il suo Milan.

Intanto El Papu, piccolo e poco ingombrante, ha dichiarato di desiderare una big, che detto così può sembrare un ossimoro. A vederlo giocare, però, i dubbi svaniscono e lasciano spazio ad una sola convinzione: Alejandro Gómez, il folletto di Buenos Aires, è sempre stato pronto per il grande salto. El Papu però non è mai cresciuto, non si è mai spinto oltre, chissà se per suo volere o per il destino di cui si parlava prima.

Adesso però vuole dare la vera svolta alla sua carriera, anche se forse è troppo tardi. Adesso vuole imporsi tra i grandi, nonostante quei 165cm che lo hanno sempre condannato a dolorosi pregiudizi.

Per lui però ha sempre parlato quel magico destro e quella corsa particolare, stentata, faticosa a vederla da fuori proprio per le sue dimensioni. Per lui parla la grazia, l’eleganza e la bellezza del calcio che sa disegnare, così semplice ma così efficace, come i capolavori astratti dei bambini che vogliono assomigliare ai grandi col pennello alla mano. E in quest’ultima immagine El Papu ce lo vediamo davvero bene: un piccolo che ha finalmente deciso di diventare grande.

 “Papà, voglio salire lassù, ormai sono grande!”

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