Nessuno nasce bianco o nero. Ognuno di noi nel corso della propria vita sviluppa atteggiamenti diversi, attitudini, sfumature differenti a seconda di chi o che cosa si trova davanti. Possiamo dire che lo stesso avviene in un mondo eterogeneo come quello del calcio, composto da mille colori diversi, come un dipinto fatto da un bambino con in mano degli acquerelli.
Kevin Prince Boateng potrebbe venire raccontato così, tramite un gioco di contrasti e uguaglianze cromatiche che ci forniscono un ritratto più o meno somigliante, come in un quadro in cui si intravedono diverse tonalità.
Ne abbiamo scelte 7, guarda caso.
BATTESIMO IN BIANCO–BLU
Già dall’età di 7 anni il giovane Kevin comincia a sperimentare le sue grandi (ma acerbe) doti con la prestigiosa maglia dell’Hertha Berlino, una delle squadre più seguite nella capitale tedesca, dove continuerà a giocare fino al raggiungimento della maggiore età. Entrato a far parte del team delle riserve – così come il fratellastro Jerome – viene aggregato nel 2005 in prima squadra, con la quale esordisce sia in Bundesliga sia in Coppa Uefa. Dotato di buona tecnica contornata da un’ ottima prestanza fisica, con 4 gol segnati con La Vecchia Signora di Berlino il giovane Prince si candida a possibile crack emergente del campionato tedesco.
GIALLO COME LA LUCE MA NERO COME IL BUIO
Kevin Prince emerge eccome, in patria: i più veloci e più lesti ad accorgersi del ghanese sono i galletti inglesi del Tottenham, che carichi di aspettative e di sterline riescono a portare con sé a Londra il centrocampista tutto muscoli e corsa forgiato nelle giovanili tedesche. Nonostante l’entusiasmo nell’acquisto, Boateng venendo poco utilizzato riesce a calcare poche volte il manto erboso di White Hart Lane, riassaporando l’amarezza della panchina.
La leggera gioia per la Coppa di Lega conquistata dura poco, perché nella stagione successiva Boateng accusa il cambio di allenatore sulla panchina degli Spurs, che con Juande Ramos decidono di relegarlo in squadra riserve. Il mercato invernale offre una via d’uscita a Kevin, via dall’uggiosa Inghilterra per tornare nella Germania che l’aveva visto spiccare il volo: in prestito al Borussia Dortmund ritrova la luce e quella continuità che gli mancava, aggiungendo tuttavia una componente che svilupperà per tutta la sua carriera – perché si sa che ogni luce proietta un’ombra. L’oscurità di Boateng si rivela in quell’agonismo e in quella grinta che lo portano talvolta ad entrate dirompenti; le 4 giornate di squalifica da scontare per un duro intervento dichiarato “senza senso” ne sono una chiara prova.
DI NUOVO IN BIANCO E BLU, CON UN ACCENNO DI ROSSO
Rispedito a Londra, un Tottenham deluso e irritato cede Boateng al Portsmouth che condivide con la sua amata Hertha Berlino gli stessi colori sociali, più la sfumatura di rosso dei calzettoni; Prince lo prende come un segno del fato, che lo invita a caricarsi dell’esperienza del passato aggiungendo qualcosa di nuovo al suo cammino, una nuova fiamma di vitalità: giocate di grande tecnica unita alla spettacolarità ed all’onnipresente fisicità lo portano presto a diventare uno degli eroi dei tifosi Pompey, che lo eleggono più volte player of the month. Lo spirito e i gol di Boateng non eviteranno la retrocessione al Portsmouth, a cui rimarrà la soddisfazione di aver disputato la finale di FA Cup contro il Chelsea, battendo in semifinale proprio il Tottenham a cui il ghanese segna la seconda rete.
In campionato, li aveva già salutati così.
UN CUORE GIALLO, VERDE E ROSSO, CON UNA STELLA NERA
Non sempre un giocatore compie le sue scelte in base al profitto che può ricavare, alle vittorie che può ottenere o alla gloria di cui può beneficiare; ci sono volte, sempre più rare, in cui un giocatore segue semplicemente quel martello che gli batte nel petto. Questo è ciò che ha fatto Boateng.
Dopo l’esperienza nelle giovanili della Nazionale tedesca, Kevin Prince sceglie di rappresentare il Ghana, paese d’origine di suo padre. Convocato nei 23 in partenza per il mondiale sudafricano, il fantasista guida la sorprendente formazione ghanese fino ai quarti di finale, dove viene fermata dall’Uruguay soltanto ai rigori. Con questo gol – il primo in Nazionale di Kevin – quel leone giallo–rosso che corre sul prato verde, per la prima volta nella sua carriera emette un ruggito destinato non solo alle poche orecchie dei pescatori dell’Hampshire, ma anche ai timpani del mondo intero.
E qualcuno le orecchie le aveva spalancate quella sera.
BOA, BOA, TENG TENG!!!
Senza dubbio, il periodo più alto e più vincente della sua carriera, Kevin Prince Boateng lo ha vissuto con addosso la maglia rossonera del Milan: acquistato nell’Agosto post-mondiale, il ghanese si crea subito uno spazio importante trovandosi a suo agio anche nel ruolo di trequartista dietro le punte.
Adottato fin dall’inizio dai senatori del Diavolo Rossonero – Seedorf, Gattuso, Nesta – il figliolo Boateng trova subito grande confidenza sia con il modulo di mister Allegri, che ne esalta le potenzialità offensive, sia con il campionato italiano, dove ha un impatto devastante; non tanto per i 20 gol in tre stagioni – alcuni dei quali davvero di grande qualità e spettacolarità – quanto per l’atteggiamento dimostrato in campo, in cui amalgama grinta e potenza a quello che mancava prima, la professionalità.
Boateng non è più solamente la solita testa calda che prosegue dritto senza mai guardarsi intorno: certo, qualche cartellino rosso continua a svolazzare davanti a lui, ma la consapevolezza di poter arrivare più in alto pone un freno all’eccessiva foga mentre accelera la sua voglia di imparare e migliorarsi, sia per se stesso sia per il collettivo.
E di miglioramenti ce ne sono stati eccome, sia a livello di tecnica sia di spettacolarità. Gol come questi ne sono la prova.
Eppure dopo tre stagioni felici, qualcosa si rompe: vuoi per i numerosi infortuni subiti, vuoi per il declino generale della squadra, vuoi per il peso di ereditare la n°10 di Clarence Seedorf, Boateng vive una terza stagione rossonera sottotono e con poche presenze, che lo spinge a cambiare aria. Ma anche atteggiamento.
PROFONDO BLU
Kevin ritrova in madre Germania una nuova avventura con lo Schalke 04, di nuovo con i colori bianco-blu; nuovo segno del destino? All’inizio si poteva pensare così, dato che l’aria di Gelsenkirchen pareva aver ridato spirito ad un giocatore spento e distaccato. Poco dopo, ci si è dovuti ricredere.
Impiegato sempre meno da Keller prima e da Di Matteo dopo, il ghanese sprofonda in se stesso e nella sua desolazione a tal punto da essere messo fuori rosa, dato lo scarso impegno dimostrato. All’orizzonte pareva delinearsi l’ennesimo finale di un giocatore che poteva diventare qualsiasi cosa, ma ha finito con il colare a picco per mano sua. Kevin ha abbandonato la nave.
GIALLO (CANARINO) COME RINASCITA: PALME E PIO PIOS
Tralasciando il ritorno alla corte rossonera, uno di quegli amori che riaffiorano in una notte d’estate ma spariscono la mattina dopo, Boateng risulta svincolato ed in cerca non solo di una casa, ma anche di sé stesso. Arriva la chiamata della rinascita dalle Canarie spagnole, più precisamente dalla città di Las Palmas dove gioca l’omonima squadra che ha raggiunto da poco tempo la Primera Division.
Kevin riparte con addosso quel giallo che gli aveva procurato tanti guai ai tempi di Dortmund, ma questo nuovo giallo è tutta un’altra tonalità: Boateng rinasce come un pulcino – soprannome del Las Palmas – fin dall’inizio della sua nuova avventura. Accolto come il Principe che era, in una sola stagione è diventato re del piccolo regno delle Canarie: con 10 gol messi a segno quest’anno è diventato beniamino della città assicurando alla squadra una posizione tranquilla e dignitosa in Liga.
Due caratteristiche che non si sono mai sposate col personaggio di Boateng e che, probabilmente, vista l’eterogeneità delle sfumature del suo carattere, non lo faranno mai.