Election Day: Philippe Coutinho

La natura delle promesse è quella di farle rimanere immuni al cambiamento delle circostanze.

Siamo in tema di elezioni e quindi il pezzo non poteva che cominciare con una frase del più grande “animale da elezioni” che esista al mondo (fittizio), Francis J. Underwood. In realtà, al di là del contesto in cui venne pronunciata l’affermazione, una sfumatura di significato di queste parole è perfetta per descrivere il nostro eletto di oggi, uno strano caso di “eterna promessa compiuta“, Philippe Coutinho.
Il concetto di “eterna promessa”, accostato al brasiliano, fa abbastanza ridere.
Nelle ultime stagioni infatti ha giocato in modo sublime, diventando uno dei pilastri del Liverpool e della nazionale brasiliana, attirando l’attenzione, tra le altre, anche del Barcellona che non ha mai nascosto di volerlo portare al Camp Nou. Anzi, riportare visto che nella capitale catalana ci è già stato, in prestito all’Espanyol.

E lì se lo ricordano bene

Però, quando si guarda al talento scuola Vasco, si ha come l’impressione di aver di fronte uno che possa dare qualcosa in più, che abbia ancora qualcosa da far vedere, celata dietro a quel volto da eterno bambino.
Forse il fatto che abbia giocato in due club storici, Liverpool e Inter, in momenti non proprio felici, ha contribuito ad alimentare l’idea di un calciatore che tenesse per se una parte del suo già ampiamente dimostrato talento.

Basterebbe guardare le ultime stagioni ai Reds per capire quanto lo stereotipo che ci siamo fatti del maghetto brasiliano sia assurdo, Coutinho è semplicemente un fenomeno e basta.
Lui è quel tipo di candidato che sei indeciso se votare o no, ma alla fine gli preferisci qualcun altro per conformazione sociale o perché convinto che non possa essere ancora il migliore.
In sostanza, nei sondaggi è sempre oltre il 30% ma alle urne è stabile al 19-20.
Tranne che per noi. Noi lo abbiamo votato e lui lo avremmo votato già quando (non) giocava all’Inter.

Campagna Elettorale

Non è semplice fare campagna elettorale per Coutinho.
Non è affatto facile, perché altri giocatori, come Hazard, possono portare a loro sostegno diverse prove; vittorie, coppe e campionati che possono rendere credibili le loro candidature.
Cou invece, ad oggi, può vantare solo un mondiale U20 e una Coppa Italia, Supercoppa italiana e Mondiale per Club vinte da comprimario con l’Inter, oltretutto è a secco di trofei dal 2011.
Non un punto a suo favore, che potrebbe fare di lui uno di quelli che hanno un ottimo programma ma ai quali non viene mai data fiducia.
Poi si sa, nel mondo di oggi conta vincere e in politica conte forse anche di più, per la bellezza c’è poco spazio.

Tutto ciò è riassumibile così.
23 aprile 2017, Liverpool-Crystal Palace.

I Reds stanno lottando con le due formazioni di Manchester e l’Arsenal per un posto in Champions League (che comunque arriverà) e in casa con le Eagles hanno assoluto bisogno di fare punti.
Al minuto 24 la partita è ancora bloccata sullo 0-0 e gli uomini di Klopp conquistano un calcio di punizione dai 30 metri.
Senza pensarci due volte, Coutinho si prende il pallone, lo posiziona e lo calcia magnificamente sul palo lontano dal portiere, facendo esplodere Anfield e facendo presagire la festa.

Meraviglia.

Poi però si sveglia quel leone addormentato di Christian Benteke, doppietta e 3 punti che se ne vanno a Londra con i ragazzi di Allardyce.

Perchè lo abbiamo eletto

È stato in quel momento esatto che abbiamo deciso di votare per lui.
Un posto doveva essere suo, solo e soltanto suo. Di nessun altro.
Era nostro obbligo morale eleggerlo. Ci piace pensare che in Italia qualcuno che riponga fiducia in questo piccolo mago esista e che lo possa anche votare.
Si perché in fondo la sua carriera non è così diversa dalla vita di molti di noi, sedotti e abbandonati dal Bel Paese e costretti ad andare all’estero per veder riconosciute le nostre qualità.
Il suo riscatto, la sua dimostrazione di forza e carattere dal suo arrivo nella terra d’Albione basterebbe per votarlo ogni anno, non solo in questa stagione.

Come detto però in un’elezione contano anche i fatti e le vittorie, allora lasciatecelo dire: in mezzo a tutto questo pragmatismo, noi abbiamo eletto Philippe Coutinho perché è arioso, fine a se stesso, schiavo della sua bellezza concreta, un fenomeno che non vince quasi mai, cosa ci può essere di più affascinante?
Abbiamo scelto lui non tanto per i 13 gol (di cui 7 in area e 6 da fuori, mica male eh?) e 7 assist della stagione 2016/17, cioè si, anche per quelli, ma soprattutto per le emozioni che essi ci hanno trasmesso, solo per quelle.
Quanto “statico” sarebbe il mondo se riducessimo tutto ad una questione numerica? Non è forse vero che il calcio è prima di tutto un fatto emozionale, uno stato d’animo che smuove tutto?

La bellezza con cui interpreta l’arte del pallone è estasiante.

La perfezione.

Leggero, leggerissimo nel campionato più fisico del mondo, eppure sguscia via come se niente fosse, non lo prendono mai, un folletto che non lascia impronte dove passa: come si fa a non parteggiare per lui?
Non pensi che uno così possa farti del male, con quella faccia da Peter Pan, troppo leggero, troppo buono, troppo umano. E il senso di familiarità e sicurezza, in tema di elezione, è fondamentale.

Si potrebbe anche aggiungere un “e poi vi immaginate vederlo giocare con…” ma, così facendo, faremmo uno spoiler sui prossimi eletti, quindi niente.

Perchè non tutti lo eleggerebbero

Si potrebbero dire diverse cose: che il sinistro lo usa solo per camminare, che con i colpi di testa non ha molto feeling, che a volte è tatticamente anarchico, che i contrasti li vince raramente e chi più ne ha più ne metta.
Però, dai ragazzi andiamo, abbiamo guardato quasi sempre alle statistiche e sono fondamentali per capire certe cose, ma una variabile impazzita non la volete proprio mettere?
Qui dipende da voi, se vedete lo sport più bello del mondo esclusivamente attraverso una concezione numerica – che oseremmo definire molto importante – probabilmente non sarete d’accordo con noi, altrimenti anche voi lo avreste eletto al posto nostro, non ci sono altre possibilità.

Chiusura dei seggi

Si, avete ragione, siamo usciti un po’ dai criteri canonici di questo Election Day.

Però vi sfido a trovare un modo migliore per raccontare l’elezione di uno dei calciatori più difficilmente inquadrabili che esistano, uno che è esploso da anni e che per tutti è ancora una promessa.
Uno che ha fatto della bellezza il suo cavallo di battaglia e che noi abbiamo eletto per questo.
Perché, se, come diceva Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo, è meglio votare per Coutinho, sia mai che questo mondo alla deriva lo salvi per davvero.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.