La grande delusione
Ci sono date che rimangono impresse a lungo nella mente di uno sportivo, che nn possono scomparire in nessun modo dai ricordi. Tra le maglie turche del Fenerbahçe il 15 Maggio 2016 non è solamente una data ma una maledizione: il giorno che doveva diventare un appuntamento con la storia e che invece si è trasformato nel peggiore degli incubi.
Obradovich e i suoi giocatori al termine di una stagione di eurolega perfetta e una semifinale dominata si giocavano tutto contro il CSKA e, forse sconfitti più dalla tensione del momento che dal resto, sono crollati e sono usciti sconfitti al termine di una partita emozionante e rocambolesca che ha visto i giocatori con la canotta giallonera iniziare il match freddi e contratti, con un tardivo risveglio e tanto di rimonta che non è servito per evitare una cocente delusione.
La redenzione
Al termine della finale dello scorso anno nessuno avrebbe più scommesso sul Fener, sembrava senza ombra di dubbio una squadra arrivata a un passo dal successo e dalla storia, ma svuotata psicologicamente e troppo fragile per riprovarci subito l’anno successivo. La regular season ha dato in parte ragione a chi vedeva la squadra di Obradovich come un team giunto alla fine di un ciclo, con i turchi giunti quinti al termine della stagione, dimostrando di non essere la schiacciasassi dell’anno precedente, ma si sa: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.
Ed è proprio quello che è successo quest’anno, con il Fenerbahçe che si è trovata contro il Panathinaikos al primo turno di playoff, una serie difficile contro una squadra solida, ben organizzata e che arrivava da una stagione giocata a grandi livelli. Per coach Obradovich e i suoi questo è stato il primo storico momento della stagione: vittoria per 3-0 nella serie riuscendo e prima squadra nella storia dell’Eurolega a completare uno sweep partendo senza il vantaggio del fattore campo.
Le Final Four
A questo punti gli scettici sono stati sconfitti, la grande delusa della scorsa stagione è riuscita a mettere da parte gli strascichi di una sconfitta dolorosissima ed è arrivata proprio dove voleva essere: a Istanbul, a casa sua, a giocarsi ancora la coppa che ormai per il Fenerbahce era diventata una vera e propria ossessione e l’unico risultato accettabile non poteva che essere la vittoria.
Nonostante tutto, i gialloneri in semifinale partivano tutt’altro che favoriti: si vedevano contrapposti la prima della classe della regular season, il Real Madrid di coach Laso, dell’mvp Lull e del giovane prodigio Doncic.
Fin dal primo possesso si è capito che la squadra di Obradovich non voleva fare prigionieri, tanto che hanno iniziato la partita con cattiveria e ferocia mettendo subito alle strette un Real troppo timoroso per essere vero. Il piano partita del coach serbo è stato abbastanza semplice: sputare sangue sul parquet, attaccare gli avversari come dei leoni per 40 minuti e non diminuire mai di intensità. I turchi hanno così preso in mano la partita e non si sono più voltati indietro fino al fischio finale che ha aperto loro le porte della finale. A guidare la truppa giallonera è stato Udoh con una prova pazzesca da 18 punti, 12 rimbalzi e 8 assist, ma ognuno ha dato il suo contributo, a partire da Kalinic e Bogdanovic con 12 e 14 punti, passando per Vesely e Dixon con rispettivamente 12 e 9 punti, fino ad arrivare al nostro Datome che, dopo un inizio timido, ha comunque portato a casa una partita solida da 8 marcature.
La finale portava con se per il Fener un alone di voglia di rivincita, ma anche paure e fantasmi derivati dalla sconfitta della stagione precedente. Obradovich sapeva che non sarebbe stato per nulla semplice, tanto che sin dall’inizio l’Olympiakos non ha mollato un colpo, chiudendo i primi 20 minuti a contatto. La vera differenza è uscita nel secondo tempo, quando il Fener si è definitivamente tolto la paura di ripetere la delusione della stagione precedente ed è tornata ad essere la schiacciasassi che tutti conoscevano. 80-64 il punteggio finale e, neanche a dirlo, MVP Udoh che, anche in finale, ha messo a referto una partita completa con 10 punti e 9 rimbalzi. Altri tre sono stati i giocatori del Fener in doppia cifra: Kalinic(17), Bogdanovic(17) e Datome con 11 pesantissimi punti.
Il gigante azzurro
Una nota a parte, vuoi per i suoi grandissimi meriti, vuoi per un po’ di campanilismo, non può che meritarsela il nostro Gigione, uno dei giocatori più amati della penisola italiana oltre che capitano della nazionale.
Gigi nel suo ultimo anno a Roma sembrava pronto a spiccare il volo, arrivato nella NBA sembrava pronto per prendersi l’America, ma le cose non sono andate bene e, per demeriti non solo suoi, non ha mai avuto lo spazio che desiderava e forse meritava. Ha girato tante squadre, ma ovunque sia andato è stato messo da parte, tant’è che molti lo hanno definito come un giocatore mediocre inadatto a grandi palcoscenici. Tanti al suo posto si sarebbero arresi, ma il Barba italiano non è uno che molla, ha avuto la possibilità di andare in una delle squadre migliori d’Europa e non ci ha pensato un secondo; ha colto la palla al balzo e, col suo talento, con grande voglia e con la sua innata simpatia e capacità di fare gruppo, ha conquistato tutti in Turchia, anche un sergente di ferro come Obradovich.
Gli sforzi del capitano azzurro hanno pagato subito, in una squadra di campioni ha avuto il suo spazio e nella prima stagione è anche riuscito a essere selezionato per il secondo miglior quintetto di tutta l’Eurolega. Ieri, con la vittoria più importante della sua carriera, ha messo in bacheca un trofeo ambito da tutti e ora potrà essere ricordato non solo come un giocatore forte, ma anche e soprattutto come un campione.