NBA digital exhibition: an unmissable experience

In una delle rare giornate di sole che il tempo autunnale milanese ci offre, abbiamo deciso di prenderci una pausa dalla rassegna calcistica della domenica e mettere il naso fuori di casa per andare alla NBA digital exhibition nel capoluogo lombardo, in modo da poterla raccontare anche a chi, per questioni di tempo o chilometri, non ha potuto e non potrà visitarla.

Entriamo, e in effetti questa esperienza non potrebbe iniziare in modo migliore: sugli schermi in alto, al centro della stanza, stanno mandando la famosissima scena tratta da Space Jam in cui Jordan bambino parla con il padre e alla radio c’è He Got Game di Public Enemy. Una situazione, già di per sé, fantastica.

Godetevela anche voi…

 

Nella prima sala ci aspettano diversi video su vari argomenti, pescati negli ultimi 40 anni di storia del Gioco, ma poco prima ci soffermiamo a fotografarci con le sagome di vari giocatori, disseminate qua e là come grano in un campo pieno di meraviglie.
Dopo esserci sentiti tremendamente minuti al cospetto di Anthony Davis, riacquistiamo un po’ di fiducia in noi stessi alla vista di Isaiah Thomas, che con il suo metro e 75 centimetri è il giocatore più basso che milita nella lega.

Nella penombra, Anthony Davis ci ha fatti spaventare.
Nella penombra, Anthony Davis ci ha fatti spaventare.

Sembra andare meglio, ma a un certo punto notiamo in un remoto angolo la figura di Kristaps Porzingis, talmente alto da dare almeno 30-35 cm di distacco ad una persona normale e, soprattutto, slanciato a tal punto da non riuscire ad entrare intero nell’obiettivo della telecamera del mio smartphone.
Ironicamente era posizionato con la mano alzata come per dare il cinque, come se fosse possibile senza metterci in punta di piedi o saltare.

Dopo aver visto quanto bisogna essere alti (o bassi, Thomas insegna) per poter giocare in NBA, decidiamo di deliziare gli occhi più di quanto non avessimo già fatto, quindi iniziamo con i filmati.
Il primo riguarda i coach, da Jackson versione Bulls fino a Steve Kerr sulla panchina dei Warriors, passando per Popovich e i suoi Spurs, fino al Mike D’Antoni targato Phoenix Suns.

Do you remember?
Do you remember?

La lacrimuccia è d’obbligo non appena si vede D’Antoni parlare con Nash e Stoudemire, per la generazione appassionatasi al basket verso la metà degli anni 2000 non può essere altrimenti: “7 seconds or less“, “run&gun“, insomma come volete, ma questa squadra resterà sempre nel nostro cuore, oltre ad essere una delle più divertenti mai viste.
Il video continua e ci accorgiamo, mentre riprendono una battuta tra Popovich e Duncan, che anche il buon Tim rideva; intanto però le lacrime sono diventate lacrimoni e così capiamo che è arrivato il momento di cambiare video.

In realtà ci facciamo solo del male, perché il secondo contributo è totalmente dedicato a Kobe Bryant e anche qui, la nostalgia ci pervade totalmente.
È sempre un piacere riammirare le sue imprese e i suoi anni in NBA: dall’ingresso nella Lega, quando, da appena 18enne, diceva di voler scrivere la storia, fino a quando non l’ha scritta davvero, con un 24 sulle spalle e un talento infinito tra le mani.
Gli anni del three-peat, l’amicizia-rivalità con Shaquille O’Neal, il rapporto con Phil Jackson, “the 81 points game“, i titoli con Pau Gasol e gli ultimi anni, prima del malinconico addio di aprile, con i 60 punti contro i Jazz.
C’è anche tempo per una foto che ritengo bellissima, poi giudicate voi.

Brividi...
Brividi…

Si passa quindi al video sul paragone Bulls ’96-Warriors 2016, le due squadre con i migliori record nella storia della regular season , 72-10 quello di Chicago, 73-9 quello di Golden State.
Nonostante a parer nostro il confronto regga poco, i geni che hanno creato tutto questo sono riusciti a mettere insieme un video di oltre 10 minuti in cui vengono comparate azioni pressoché identiche fatte dalle due compagini.
Anello di congiunzione quello Steve Kerr che era giocatore dei Bulls che furono e allenatore dei Warriors del presente.
Noi non abbiamo la pretesa di dirvi chi sia il più forte, certo è che una squadra aveva il più grande giocatore che abbia mai messo piede su un parquet e, oltretutto, non è compito nostro ricordare che, parafrasando la maglia che Pippen indossa, “73-9 don’t mean a thing without the ring“.

La frase era leggermente diversa, il concetto però è chiarissimo.
La frase era leggermente diversa, il concetto però è chiarissimo.

Anche il quarto filmino che guardiamo mette a dura prova le nostre coronarie, con il magico percorso che racconta i più famosi tiri da 3 punti.
Si passa dai tiri di Jordan in quelle indimenticabili serie di PlayOff negli anni ’90, ai canestri di RobertBig Shot RobHorry, quello con la maglia di Houston in gara 3 delle Finals 1995, contro i Magic di Shaq e Hardaway; e soprattutto quello indimenticabile con i Lakers contro i Sacramento Kings, nelle finali di Conference del 2002, quando ormai la serie sembrava decisamente improntata verso la capitale californiana e Vlade Divac assaporava già l’odore della rivincita nei confronti della franchigia che lo aveva ripudiato.
Immancabile, ovviamente, un tributo a Ray Allen, primatista all time per la realizzazione di tiri da tre punti.
A costo di risultare antipatici, se non siete saltati dal divano dopo la sua tripla in gara 6 delle Finals 2013 tra Heat e Spurs, non vi vogliamo nemmeno conoscere.

In questo caso meglio affidarsi alla coppia Tranquillo-Buffa

 

Dopo aver assistito al video su “Doctor JJulius Erving e aver capito che tre quarti dei giocatori passati nella lega negli ultimi 25 anni si sono ispirati a lui, arriva il momento di passare alla seconda parte della mostra, ma non prima di aver visto James Harden, in attesa sulla porta dove ci tiene a salutarci.

Non ci vuole lasciar passare...
Non ci vuole lasciar passare…

La stanza in cui entriamo è dominata dal signore della mostra, Mr. Larry O’Brien trophy, che splende nella sua magnificenza in una teca di vetro per non essere rovinato fino allo stremo da quegli occhi avidi di gloria e romanticamente emozionati.

image
Sua Magnificenza..

L’evocativa luce con il quale è illuminato e la sua intoccabilità lo rendono il più vicino possibile a qualcosa di sacro e, in effetti, anche a noi sembra tale.

Dopo le foto di rito, ci fanno provare l’esperienza della realtà virtuale, incentrata sulle Finals 2016.
Subito dopo aver messo gli occhialini, mi ritrovo Kyrie Irving che si scalda tirando da 3. Faccio come per dargli una pacca sulla spalla, sperando di non aver colpito nessuno.
Ammirando senza fiato la Oracle Arena, intravedo in un angolo Steph Curry intento a tirare: ovviamente, manco a dirlo, non ne sbaglia uno.
Prima che l’addetto mi faccia tornare alla realtà, faccio in tempo a vedere LeBron venire verso di me e, intento con la mobilità articolare, alzare la sua possente gamba come per tirarmi un calcio; per un momento ho avuto un mancamento.

Immancabile anche lo spazio dedicato ai videogiochi: mi approprio del primo joystick e con i Brooklyn Nets batto i Cleveland Cavaliers di oltre 20 punti, facendo sembrare Brook Lopez Shaquille O’Neal e Sean Kilpatrick Klay Thompson.
Dopo essermi sentito un misto tra Gregg Popovich e Doc Rivers, avendo tuttavia notato l’imbarazzante difficoltà con cui ho giocato, torno nel gruppo per concludere questo pomeriggio alternativo.

Prima di uscire notiamo su un banchetto una copia di una rivista con in copertina Kevin Durant in maglia Super Sonics e quindi decidiamo che è arrivata l’ora di andarsene altrimenti qualcuno potrebbe anche strapparsi gli occhi per le troppe lacrime versate.

image
What if

Speriamo che questo tentativo di raccontarvi questa bellissima esperienza vi sia piaciuto e che vi abbia strappato almeno un sorriso, in caso contrario, vi preghiamo, non abbiatecela con noi, non era nostra intenzione.

Ah, quasi dimenticavamo.
All’uscita abbiamo deciso di partecipare all’estrazione di due biglietti per l’NBA Global Games di Londra del 12 gennaio tra i Nuggets di Gallinari e i Pacers. Vincere è quasi impossibile ma, nel caso, il racconto sapete dove trovarlo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.