Se il nostro Federico Dondi, nel raccontare meravigliosamente quella polveriera che è l’artiglieria colchonera, ha ricordato Christian Vieri così “Il solo anno passato in Spagna da Bobo ricorda fortemente il format Erasmus […] quanto gli è bastato per entrare nella storia del club” Gianluigi Donnarumma, potrebbe passare alla storia come il ragazzino che, negli anni delle gite scolastiche, si prendeva i pali del Milan.
Che poi è un modo diverso, con meno peso verbale, per scrivere di un predestinato che ha impattato come pochi nel mondo del calcio italiano e internazionale, e si è mostrato come il talento più limpido della seconda decade degli anni 2000.
Un gigante, alto 196 centimetri e pesante più di 90kg, destinato a battere ogni qualsivoglia record e che, intanto, a poche ore dal suo diciottesimo compleanno, si prende la copertina della nostra rubrica Essere, che ha ospitato calciatori come Griezmann, Kroos, Fabregas e Sanchez.
ESORDIO
25 Ottobre 2015, a poche ore dalla partita contro il Sassuolo (crocevia degli ultimi anni rossoneri) il tecnico Sinisa Mihajlovic comunica a Gigio che sarà lui il titolare al posto di Diego Lopez.
A 16 anni e 8 mesi è il più giovane portiere a esordire in Serie A dal primo minuto.
La parata sul tiro di Laribi, più velenoso di quanto si possa pensare, può essere considerata la prima parata in Serie A di Donnarumma.
La scelta di Donnarumma? È una scelta tecnica. Ho grande stima in Diego Lopez ma nelle ultime settimane ho visto meglio Donnarumma e ho schierato lui. Io non guardo l’età, guardo se uno è bravo o non è bravo. Il ragazzo si allena bene e in questo momento è quello che mi dà più fiducia.
Le parole del serbo possono essere anche vere, ma la realtà del campo diceva che, in quel Milan, l’unica certezza era rappresentata proprio dall’estremo difensore galiziano. La scelta del serbo possiamo, a posteriori, definirla come una mossa per scuotere l’ambiente, accelerando il naturale corso degli eventi. Perché non è proprio esatto affermare che senza Mihajlovic non ci sarebbe stato Donnarumma. Ma è molto più probabile che, senza il serbo, forse ora non staremmo già scrivendo di Donnarumma.
Il Milan in quella partita non soffrì particolarmente, e vinse 2-1. Anche se il gol della definitiva vittoria arrivò solo allo scadere con Luiz Adriano, dopo che i sassuolini avevano trovato il pareggio grazie alla punizione di Berardi, tradendo sul suo palo Donnarumma.
É il primo gol subito dal ragazzo nato a Castellammare di Stabia, e l’errore individuale, il classico “passettino” anticipato, è vistoso.
Il napoletano da lì in poi non salterà più una partita di campionato, lo spagnolo non metterà più piede in campo, e Abbiati diventerà il portiere di Coppa Italia (ma lascerà il posto nella finale persa contro la Juventus, al ragazzo) disputando solo 70 minuti in campionato contro il Chievo, per un infortunio di Donnarumma.
PIEDI
Quello che più salta all’occhio nella prima partita di Donnarumma è la quantità smisurata di palloni giocati con i piedi.
E salta all’occhio non per la quantità in sé, ma per quel senso di adeguatezza che circonda il suo essere.
Quel senso di costante tranquillità nella sua prima stagione e mezzo da professionista, elemento cardine nella costruzione della carriera che verrà.
Donnarumma contro il Sassuolo, cioè al debutto, è lo stesso, in questo senso, di Donnarumma contro la Fiorentina, ovvero una settimana fa.
Scuola Neuer
Legge sovente l’azione offensiva avversaria anticipandola rapidamente, viene sollecitato spesso dai compagni, nella prima impostazione o per risolvere un problema imminente, e non sbaglia quasi mai la sua scelta esecutiva anche dinanzi a un pressing spinto. Che non vuol dire azzeccare il passaggio, ma individuare l’opzione migliore in quella data situazione.
Donnarumma con i piedi è robotico.
Non sempre cerca il compagno, a volte già sa che la sfera bisogna calciarla lontano. E spesso è la scelta più efficiente.
La prima, e più importante, dote di Donnarumma è quindi la sua padronanza mentale espressa con i piedi. La caratteristica che rende “moderno” un portiere “contemporaneo”. E il napoletano, i cui miglioramenti sono evidenti tanto quanto i margini, può essere considerato il capostipite occidentale ufficialmente riconosciuto, dopo René Higuita ante litteram, Manuel Neuer precursore e firmatario del Manifesto, e i membri della scuola spagnola, tra cui spiccano Victor Valdes e Pepe Reina, che rispondono a un’altra Costituzione, quella Catalana di Barcellona, che è cosa nota e differente.
25 – Gianluigi Donnarumma ha fatto 25 passaggi nel 1º tempo vs la Samp, più di Sosa (24) Deulofeu (22) Pasalic (17) e Bacca (10). Salvagente
— OptaPaolo (@OptaPaolo) February 5, 2017
GIGIO e GIGI
Inutile scrivere – eppure lo scrivo – l’avvento di Gianluigi Donnarumma ha ricordato a tutti quello di Gianluigi Buffon. Un nome, un destino?
E per molti, il passaggio di consegna è avvenuto a Bari il 1 Settembre del 2016 quando il milanista è subentrato nella ripresa allo juventino, facendo il debutto in nazionale, in amichevole contro la Francia vicecampione d’Europa.
Il più giovane esordiente in maglia azzurra negli ultimi 100 anni.
E come il debutto in Serie A, anche quello con l’Italia, è stato caratterizzato da un errore vistoso, il secondo in carriera, sul tiro di Kurzawa che lo beffa sul primo palo, intuendo le intenzioni del napoletano di anticipargli la giocata.
La difesa italiana un po’ come le belle statuine
Per altri, invece, la consegna dei guantoni è giunta il 22 Ottobre 2016 (quasi un anno dopo il debutto) al 95′ sul tiro di Khedira che ha tolto dall’incrocio la rete del pareggio juventino e ha consegnato al Milan i tre punti.
L’inquadratura dall’alto forse non merita, ma fa capire alla perfezione il momento topico dell’incontro
In quella serata che passerà alla storia come La notte di Locatelli.
Nel raccontare, invece, la finale di supercoppa italiana disputata in Qatar tra Milan e Juventus, ho personalmente individuato nella parata a Dybala dagli undici metri, il vero passaggio di testimone tra i due numeri 1. Un passaggio che, molto probabilmente, avverrà definitivamente al termine del Mondiale in Russia.
Para con la mano di richiamo un bolide indirizzato nel sette. E poi c’è tutto: la foga di Lapadula, l’incredulità di Locatelli, la tranquillità di Donnarumma (tocca ancora a Pasalic) e la faccia di Marotta che sembra pensare “nel 2018 me lo prendo”
RIGORI
E passiamo, così, al secondo elemento “tecnico” finora peculiare della carriera di Donnarumma. La freddezza dagli undici metri.
Con il rigore parato a Belotti è stato il primo portiere minorenne a parare un rigore in Serie A
Su nove rigori tiratogli contro (escluso quello di Dybala) ha subito gol 5 volte, ne ha neutralizzati 3, e in un derby senza storia (3-0 per il Milan) Icardi l’ha spedita sul palo.
In quel derby del 31 Gennaio 2016, Donnarumma è diventato il più giovane titolare di sempre della stracittadina milanese.
Ma il rigore parato che più mi ha impressionato è l’ultimo neutralizzato a Ljajic. Ancora una volta a sorprendermi è stato quel senso di adeguatezza e serenità che hanno circondato il suo pensare e di conseguenza il suo agire.
Il 10 granata ha spesso concluso dagli undici metri indirizzando la sfera centralmente, a volte neanche con potenza. A proposito di tranquillità…ma qui si scivola nel concetto di indolenza e anarchia slava, argomento diverso.
Donnarumma, nella fattispecie, ha pensato “rimango fermo” e ha agito: è rimasto fermo. Questa parata, per scelta, è a mio avviso mostruosa. Perché arriva sul 2-0. Perché poi la partita terminerà 2-2.
Ancora una volta, nel momento più importante, Donnarruma non fallisce.
Quell’esultanza così veemente fa presagire che dietro a quell’immobilismo non c’è casualità.
REATTIVO-ESPLOSIVO
La reattività bassa, caratteristica quasi esotica per un portiere di questa stazza, è il terzo elemento tecnico che rendono Donnarumma – come scritto all’inizio – il talento più limpido del calcio internazionale nella seconda decade del 2000.
Questa reattività poi, è accompagnata da un’ esplosività che, per fare il portiere, bisogna possedere necessariamente, ma che il napoletano ha dimostrato più volte di detenere in esubero.
Quante volte l’abbiamo visto l’anno scorso buttarsi con la palla ampiamente fuori dallo specchio della porta?
É vero, può sembrare paradossale giudicarlo per dei tuffi a vuoto, ma più volte ha dato dimostrazione di come la porta potrebbe essere anche leggermente più grande (in senso verticale) di quella che è. Lui ci arriverebbe tranquillamente.
Ovviamente questo è stato un difetto del primo Donnarumma, una scelta a-logica, corretta nel corso preparazione estiva, per un dispendio di energia che andava a discapito della sua efficienza muscolare.
MENTE E PAROLE
Ultimo elemento, non tecnico, ma soprannaturale – passatemi il termine – è la capacità di presentarsi dinanzi ai microfoni e parlare con una professionalità e una lucidità che molti atleti stentano a raggiungere varcata la soglia finale di carriera.
Quella professionalità che gli è servita a superare il primo momento di difficoltà, a cui sono sopravvenute le prime vere critiche, da quando ha debuttato il 25 Ottobre 2015 a San Siro.
Tunnel a parte, ricorda il gol subito da Kurzawa
Ma Gigio ha dimostrato di essere totalmente (almeno esteriormente) immune anche da ciò e, dopo le partite non esaltanti contro Napoli, Juventus (in Coppa Italia) e Udinese, è ritornato subito decisivo contro la Lazio, in cui ha stabilito il record di parate stagionale nel primo tempo, e contro la Fiorentina.
16- I tiri subiti dal Milan nei primi 45 minuti vs la Lazio, 8 nello specchio: più che in qualsiasi altro 1° tempo in questa Serie A. Fatica
— OptaPaolo (@OptaPaolo) February 13, 2017
DONNARUMMA SARÀ
In ordine cronologico: tra poche ore maggiorenne, poi patentato, quindi prossimo al diploma.
Calcisticamente scrivendo, il diciottenne più futuribile del panorama internazionale del pallone, nelle mani senza guanti – né di spugna, tanto meno di velluto, bensì di avidità – di Mino Raiola – ahinoi – in procinto a farlo trasferire all’estero, o peggio ancora alla Juventus. Il peggio è per i non juventini.
A me, invece, piace pensarlo lontano dall’ entourage dell’italo-olandese, o comunque prossimo numero 1 della nazionale italiana fino al mondiale del 2038, e del Milan fino all’età di 46 anni, pallone d’oro, e recordman di ogni statistica battibile.
In alternativa, almeno per un lustro, il portiere più forte al mondo, capace di impostare l’azione dal basso come pochi portieri al mondo saranno in grado di emulare a certi livelli, in grado di bloccare con naturalezza il cuoio con una mano, neanche fosse Shaquille O’Neal.
Nel frattempo, è il più giovane calciatore a impattare sulla nostra rubrica Essere, e questo è un record che difficilmente gli verrà tolto.
BonusSaves: Allenamento
Alfredo Magni, preparatore dei portieri del Milan, ha caricato questo video un mese prima del suo debutto in Serie A