Il calciomercato sta legittimando tutto e perdendo il pudore

Sta perdendo il senno, il lume della ragione. La negligenza è di tutte le parti che lo alimentano, sia chiaro. Di noi giornalisti che lo abbiamo modificato e spettacolarizzato, del continuo aumento delle cifre che lo muovono, dell’economia che cambia e rende naturali certi giochi di vincoli e decisioni. Ma non solo, perché queste dinamiche hanno legittimato – o meglio, reso noto, perché prima questa categoria viveva nell’anonimato – il ruolo di agenti e intermediari, al giorno d’oggi talvolta vere e proprie star, ben oltre al giocatore, l’ultimo tassello – non per caratura – di una catena che ha drogato il nostro protagonista: il calciomercato. Il crescente delirio di quest’ultimo è tangibile nelle ultime sessioni che lo hanno caratterizzato, dove il potere è continuativamente passato dalle mani delle società a quelle dei giocatori e dei propri entourage.

Ousmane Dembelè, per lui un intrigo di calciomercato | numerosette.eu
Ousmane Dembelè, al centro di un intrigo di calciomercato

Evoluzione malsana

Tutto sta diventando lecito nella follia delle più disparate questioni che si aprono ogni giorno in questo campo. Probabilmente la visibilità regalata dal prodotto è una droga eccitante che non permette più di capire dove si ferma il pudore e iniziano la mancanza di rispetto e l’oltraggio per la decenza. I procuratori muovono le pedine e interagiscono selettivamente in base a tanti fattori: comportamenti che fanno parte di ogni modalità di lavoro e di interessi, talvolta però sentendosi in dovere di atteggiarsi da fulcro di questo settore.

I calciatori, dal canto loro, difficilmente riescono a non assoggettarsi ai propri rappresentanti, sebbene se ne possano discutere le volontà, poiché alla fine lo scopo finale è quello comune: i secondi puntano a guadagnare dai primi, a loro volta intenti nell’incasso dello stipendio più alto condizionato alla parte sportiva. Insomma, il soldo, come per tutti, è una leccornia dalla quale si è dipendenti, in un modo o nell’altro.

Geoffrey Kondogbia è passato dall'Inter al Valencia nell'attuale sessione di calciomercato | numerosette.eu
Geoffrey Kondogbia, uno dei protagonisti di questa sessione di mercato

Il calciomercato della follia

Però ecco, si è persa la testa. Questa estate soprattutto è stata la migliore rappresentazione possibile di ciò che sta avvenendo nel ventre dell’evoluzione malsana del calciomercato. L’insolenza e il facile indispettirsi dei calciatori e dei propri entourage hanno messo le società con le spalle al muro. Il limite del pudore è stato varcato. Allenamenti “marinati”, partite saltate e certificati presentati per puntare i piedi, come i bambini viziati che davanti al problema cercano la via teoricamente più semplice.

I casi nell’attuale sessione sono molteplici. Keita Baldè, con la Lazio – squadra che negli anni ci ha abituati alle prime frontiere del “litigio di mercato” – non vuol rinnovare il contratto: fino a qui niente di male, se non fosse che per la partita di Supercoppa Italiana contro la Juventus lo spagnolo non è stato convocato dai biancocelesti, dopo numerose incomprensioni e vicende, tra cui la rissa con Lulic. Keita non si è quindi presentato alla ripresa degli allenamenti, senza prima aver dichiarato che l’esclusione gli ha “provocato un disagio psicologico del quale non sapeva valutare le conseguenze”. Il peso delle parole e il loro significato, talvolta, viene seriamente non considerato.

M'Baye Niang, in uscita dal Milan in questo calciomercato | numerosette.eu
M’Baye Niang, in uscita dal Milan

Sindrome da calciomercato

Ma non c’è solamente Keita: il Barcelona ha ceduto Neymar al PSG – tralasciamo l’argomento, già ampiamente trattato – mettendo nel mirino Ousmane Dembelè del Borussia Dortmund e Philippe Coutinho del Liverpool. Il primo ha inscenato una telenovela interessante, saltando allenamenti e comportandosi scorrettamente nei confronti della società. Il secondo non è sceso in campo fino a ora con i Reds a causa dei sintomi da mercato.

C’è chi la sindrome da calciomercato ce l’ha avuta veramente. O almeno secondo chi gliel’ha accordata. Stiamo parlando di Nikola Kalinic che, sulle orme dell’ex compagno di squadra Federico Bernardeschi – che presentò un certificato medico alla Fiorentina per “gastroenterite acuta” in modo da non presentarsi in ritiro, agevolando i giorni del passaggio alla Juventus – ha prima “fatto forca” all’allenamento per poi aver inviato anch’egli un certificato medico dove era dichiarato “emotivamente inquieto” a causa dello stress da mercato. Anche qui, il peso delle parole, oltre a quello delle malattie, è stato messo da parte. Perché le malattie e i malesseri, quelli veri, sono sinceramente altri e di diversa natura.

Nikola Kalinic, passato dalla Fiorentina al Milan in questo calciomercato | numerosette.eu
Nikola Kalinic durante i test atletici con il Milan

Guardando avanti

Non è finita qui: Geoffrey Kondogbia, le bizze di Leonardo Spinazzola, l’ennesimo certificato di M’Baye Niang. Niente è più calcolabile. Troppe parti in causa per poter preservare un filo conduttore dell’azione. Ognuno guarda – legittimamente – alle sue necessità, tramortendo i valori. Le società sono ingabbiate e, nel dettare legge, compiono errori e utilizzano il pugno duro, laddove possono. I giocatori, dal canto loro, sono sempre più consapevoli di poter gestire le situazioni a proprio piacimento. “Il fine giustifica i mezzi”, o quasi, in questo caso. Guardando al futuro, tra cifre folli e comportamenti variopinti, il calciomercato è destinato ad accrescere in modo crudele la propria fama da guerra d’interessi. Che poi, più o meno, il calcio è spesso lo specchio del mondo e non differenzierebbe neanche in questo.

Però dovremmo rientrare nei ranghi del pudore, finché siamo in tempo. Se ancora lo siamo.

 

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