Premesse
Inter-Napoli è stata una partita stratigrafica, che possiamo inserire a buon diritto tra i match più interessanti di tutto il campionato. Giocata a ritmi altissimi per buona parte del primo tempo, la partita ha contrapposto il miglior attacco e la terza miglior difesa, ma anche due squadre che hanno una precisa identità di gioco e che tendono a comportarsi in maniera speculare.
Il pareggio a reti inviolate non rende giustizia delle performances delle due squadre. Questo 0-0, infatti, non ha nulla a che vedere con la brutta partita del girone d’andata, quando un’Inter in evidente calo si limitò a contenere un Napoli distratto. Nei novanta minuti di ieri, abbiamo potuto osservare alcuni momenti calcistici del miglior Napoli e una buona combinazione di difesa e ripartenza da parte dell’Inter.
Due allenatori evoluti
Lele Adani, durante la telecronaca per SkySport, ha sottolineato più volte che Sarri e Spalletti, entrambi toscani ed entrambi classe ’59, sono allenatori evoluti. Ieri sera, in effetti, si sono fronteggiate due squadre tatticamente brillanti: il Napoli, coi suoi soliti 11 titolarissimi, riusciva a far girare palla con una velocità a dir poco impressionante; l’Inter, ritrovata una compattezza di squadra che sembrava irrecuperabile, ha tenuto testa ai partenopei rischiando addirittura di strappare i tre punti.

Se l’undici alchemico di Sarri è cosa nota, le novità più interessanti sono state effettuate da Spalletti, che ha adottato una formazione ibrida, capace di adattarsi allo stile di gioco partenopeo. Abbiamo innanzitutto rivisto una costruzione bassa a tre, con D’Ambrosio sulla stessa linea di Miranda e Skriniar; ma il vero capolavoro (o azzardo?) tattico di Spalletti è avvenuto in mediana. Con Borja Valero acciaccato, l’allenatore di Certaldo si è giocato la carta Brozović-Gagliardini, coppia inedita a centrocampo, che ha dato dei frutti clamorosi.
Brozović come potenza
Il croato numero 77 è l’emblema dell’Inter di questi anni. Un giocatore potenzialmente straordinario che quando si trova nella realtà della partita si rivela incostante, talvolta scontroso, molto spesso deludente. Le qualità di Brozović non si possono discutere; fino a ieri sera, però, ne avevamo sempre avuto degli assaggi, e mai un boccone pieno.

Spalletti lo ha piazzato in mediana con Gagliardini, e la scelta ha pagato. Brozović è stato probabilmente il migliore in campo e ha fornito la performance più completa da quando gioca in Italia. Per la prima volta lo abbiamo visto abbinare le sue doti tecniche con una generosità atletica impressionante, il tutto condito da una buona dose di intelligenza calcistica. Ieri sera Brozović ha corso bene, con maturità: non è mai andato in difficoltà e si è trovato sempre al posto giusto contro uno dei centrocampi più forti d’Europa.
Brozović come atto
Se Brozović è stato il migliore è perché, per la prima volta, ha sublimato tutte le sue qualità al servizio della squadra. Cosa che ai croati dell’Inter riesce spesso in maniera discontinua (basti pensare agli ultimi tre mesi di Perisic).
In mezzo al campo – con l’aiuto efficace di Gagliardini – ha sopperito alla naturale inferiorità numerica generata dai movimenti di Allan, Hamsik e delle tre punte; non pago, ha spesso dispensato ottimi palloni per gli attaccanti, dando quindi respiro all’Inter con delle ottime ripartenze.

Ieri sera abbiamo dunque visto tutto il vero potenziale di Brozović. Un giocatore universale, capace di fare entrambe le fasi, di leggere la partita in perfetta sintonia col suo allenatore. L’unico modo per fermare il Napoli era togliere spazio alla manovra centrale e sterilizzare le azioni offensive di Insigne sul lato sinistro del campo; se quest’ultimo è stato ingabbiato molto bene da D’Ambrosio e Skriniar, alla neutralizzazione centrale ci ha pensato Brozović, che ha usato la sua intelligenza tattica per scopi difensivi.
Statistiche amiche
Brozović ha effettuato correttamente quasi il 90% dei passaggi durante la partita. Media altissima, se consideriamo il ritmo forsennato del primo tempo e il fisiologico calo atletico del secondo. Il dato diventa ancora più significativo se pensiamo che ha spinto un passaggio su quattro in avanti, trasformandolo dunque in un gesto utile per la manovra offensiva. Toccando 70 volte il pallone, è stato il giocatore dell’Inter più coinvolto in tutta la partita. Brozović era letteralmente ovunque.
Più volte, durante l’anno, Spalletti ha cercato un mediano all’altezza dei duri compiti difensivi imposti dal suo 4-2-3-1. Per larga parte della stagione Brozović è stato visto come trequartista o addirittura esterno d’attacco: contro il Napoli, però, abbiamo visto un todocampista fondamentale per gli equilibri della squadra. Esattamente il tipo di giocatore che l’Inter va cercando da troppo tempo. Resta da chiedersi, però, se Brozović riuscirà a trovare performances continuative nei prossimi turni.

Sintesi a San Siro
Che Brozović abbia giocato benissimo ce lo ha fatto capire anche San Siro, che verso il croato nutre sentimenti biunivoci di odio-amore e ieri sera, al momento della sostituzione, gli ha dedicato applausi scroscianti. Brozović ha giocato una partita brillante pur rimanendo sempre in ombra; si è comportato egregiamente di fronte all’attacco meglio collaudato della Serie A. I pericoli maggiori, per la retroguardia interista, sono arrivati quasi sempre da sinistra, e mai dal centro; segno che la coppia in mediana, per quanto inedita e azzardata, ha funzionato a meraviglia.
Per semplificare di molto il ragionamento hegeliano, possiamo dire che Brozović, fino a Inter-Napoli, era stato tesi e antitesi di se stesso. Un giocatore capace di segnare una doppietta e scomparire poi in due mesi di anonimato; un trascinatore che poi litiga col pubblico quando viene sostituito. Ieri sera, a San Siro, abbiamo visto la sua prima sintesi; bene e male di Brozović si sono fusi raggiungendo un piano superiore.
In una partita che richiedeva la perfezione, il croato è stato eccellente. La sua prestazione, unita a quella dei compagni di squadra, ha inchiodato il Napoli sullo 0-0, rendendo pericolosamente ardua la scalata dei partenopei verso lo scudetto.
Fare o non fare la differenza, questo è il problema.