No Football For Old Men

Leonardo Bonucci al Milan

Chi mai avrebbe potuto pensare a uno scenario simile? Forse neppure i fratelli Coen, ispirati da qualche romanzo post-apocalittico, avrebbero potuto tessere una trama talmente spietata e piena di zone grigie che lasciano porte aperte all’interpretazione, ma solo dopo aver metabolizzato – e ci vorrà parecchio tempo – quanto accaduto.

Prequel

Come se al termine del primo tempo della finale di Cardiff fossero stati scritti due probabili prequel. L’idea iniziale era già stata imbastita: un meraviglioso gol di Mario Mandzukic che spiana la strada al trionfo, uno di quei gol destinati a entrare nel mito, negli annali della Champions League.

Testa o croce?

Quel prequel è stato sprezzantemente scartato.
Spazio al secondo, dove non vi è posto per i sentimenti, dove occorre il bisogno di ricercare lo scontro senza necessità di dover esplicitarne le cause. Una sceneggiatura in cui predominano ambiguità e confusione, ma soprattutto cinismo. Tutto sembra incastrarsi perfettamente, dai momenti thriller nello spogliatoio alla tragica calca di Piazza San Carlo quella sera del 3 giugno.

Nella morsa dell’afa milanese una trattativa bruciante, attorniata dallo stupore generale per la rapidità con cui si è conclusa, esito di un destino beffardo che ha mischiato tutte le carte nell’intervallo di quella finale.

Requel

I sentimenti non sono nostri, sono le cose del mondo che aprono ambasciate nel nostro corpo.

Franco Arminio

Leonardo Bonucci al Milan è soltanto l’ultima di una lunga serie di pellicole tratte da storie di calciomercato che ignorano il lieto fine, sempre ammesso che sia dovuto a qualcuno un lieto fine. In molti non esiterebbero dal dire che sia dovuto ai tifosi, alla colonna portante di qualsiasi sport, il motore impulsivo e irrazionale che riempie di significati le gesta degli atleti. Quello stesso motore che se deluso mostra il peggio di sé, diventando fumo nero che fuoriesce dagli scarichi.

Chi è nato agli inizi degli anni novanta come me, e tutte le generazioni precedenti a essa, è cresciuto con il mito delle bandiere, quei giocatori che rappresentavano un’intera squadra, in alcuni casi una città intera, figure iconiche talmente potenti e affascinanti da brillare di luce propria negli occhi di un bambino, il quale grazie ad esse si avvicina e si innamora del gioco del calcio.

Le nuove generazioni di tifosi si sono adattate perfettamente all’evoluzione del sistema calcistico, distaccandosi da una certa educazione sentimentale che le generazioni precedenti hanno ricevuto. Sono gli stessi calciatori ad abbandonare quel culto del romanticismo di cui si è nutrito il calcio per tutto il secolo scorso. Se la trattativa che ha portato Higuain dal Napoli alla Juventus ne è stato un segnale la scorsa estate, il ben più recente caso Donnarumma e il passaggio di Bonucci dai bianconeri al Milan sono la conferma che questo non è un calcio per vecchi.

Leonardo Bonucci, quando segnava contro il Milan | numerosette.eu
Marchio di fabbrica anti-nostalgico

Il che non assume alcuna connotazione negativa, semplicemente un dato di fatto, da accettare e comprendere per continuare a godere di uno sport che proseguirà nel suo processo di metamorfosi nella forma, ma che manterrà intatto il suo interesse mediatico e la sua natura popolare nella sostanza. Un’operazione anti-nostalgia inevitabilmente da compiere, pur consapevoli di quello che è stato per tutti noi un idolo d’infanzia o semplicemente un grande talento che ha vestito i colori della nostra squadra preferita.

Sequel

Qualche mese fa ho visto il sequel di Trainspotting, vent’anni dopo l’uscita del capolavoro di Danny Boyle. La curiosità c’era, ma anche un cauto scetticismo. Di quei ragazzi della periferia di Edimburgo ne è rimasta solamente una smisurata nostalgia che si protrae lungo tutto il film, togliendo smalto alla caratura dei personaggi che hanno caratterizzato quel piccolo spaccato ai margini della società. Nonostante ciò, non ho pensato in alcun frangente che il secondo film abbia in qualche modo intaccato quello che è significato per me e per molti altri il cult di metà anni ’90.

Come scrive Franco Arminio, – i sentimenti non sono nostri – li prendiamo soltanto in prestito.
Nel calcio c’è sempre un motivo o un’occasione per riscattarli, e i tempi con cui avviene ciò sono sorprendentemente brevi da non rendersene quasi conto.

Molto spesso confondiamo il tempo effettivo con quello di attenzione mediatica: se il trasferimento di Bonucci si è concretizzato in appena 96 ore, è perché ne siamo venuti a conoscenza soltanto quando le carte erano ormai scoperte. Eppure i presagi c’erano stati, dalla partita col Palermo in poi si era capito anche stando fuori a certe dinamiche da spogliatoio che qualcosa si fosse rotto con Allegri e parte della squadra.

Leonardo Bonucci al Milan già sente odore di Champions | numerosette.eu
Geni del male in Casa Milan

Lo stesso discorso vale per Gonzalo Higuain e il suo congedo da Napoli, una storia talmente simile a quella di Bonucci in grado di farci riflettere su come ancora ci si stupisca, soltanto 365 giorni dopo, di una normale trattativa di calciomercato, come altre che il tempo ci ha fatto dimenticare. I rapporti tra l’attaccante argentino e Aurelio De Laurentiis non sono mai stati idilliaci, nell’estate 2015 la sua partenza era data per scontata, e se non fosse stato per l’intervento sciamanico di Maurizio Sarri, con la sua energia carismatica, le strade del Pipita e quella del Napoli si sarebbero separate senza troppo clamore.

That’s no football for old men

Quello che provi tu non è una novità. Questo paese è duro con la gente. Non puoi fermare quello che sta arrivando. Non dipende tutto da te. È semplice vanità.

Da Non è un paese per vecchi (2007) di John ed Etahn Coen

Non credo che John ed Ethan Coen siano appassionati di calcio, ma sono convinto avrebbero scelto epiloghi del genere: Higuain che saluta Partenope con una rovesciata sotto il diluvio del San Paolo e passa ai rivali della Juventus; oppure pensate al ruolo che avrebbero potuto affidare al fratello di Donnarumma, un personaggio secondario talmente perfetto nell’universo concettuale dei due registi da essere maledettamente tangibile.
Quindi Leonardo Bonucci, all’apice della carriera e simbolo della juventinità, lascia i bianconeri ai postumi di una finale Champions League, e diventa il capitano di una delle rivali storiche.

E alla fine arrivano i cinesi.

Leonardo Bonucci al Milan: no country for old men | numerosette.eu
Non proprio così, ma quasi.

 

 

 

 

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