Il mondo nel quale viviamo basa la sua esistenza sulla complementarità degli opposti.
Il bianco ed il nero, la luce e l’ombra, il caldo ed il freddo sono tutte coesistenze necessarie all’equilibrio degli eventi, quel famoso Yin-Yang del quale sentiamo sempre parlare così tanto.
Anche l’equilibrio dell’ultimo turno di Premier si è basato sull’interazione tra due opposti: il calcio di Conte, così rude ma tremendamente efficace, opposto allo spettacolo quasi scientifico, analitico di Guardiola.
Nel match di Stamford Bridge sono venute a contrasto due scuole calcistiche e di pensiero che hanno, nel bene o nel male condizionato, eccome, il mondo del calcio negli ultimi anni ed il risultato ha dato parecchi spunti sul possibile proseguo della stagione.
La partita
Fin dai primissimi istanti il canovaccio della gara è stato chiarissimo: il City cerca di fare la partita sotto ogni punto di vista, sfruttando un centrocampo di pura tecnica ma anche una notevole fisicità, mentre i Blues puntano tutto sulle ripartenze e su Bakayoko e Kante, il dynamic duo che ha domato il centrocampo contro l’Atletico Madrid in Champions League.
Come se fosse facile addomesticare tre belve inferocite come Thomas, Koke e Saul Niguez.
I padroni di casa ci provano e con Morata sono pure pericolosi, ma l’uscita prematura dal campo dello spagnolo unita ad un’organizzazione tattica impressionante degli uomini di Guardiola annullano totalmente l’estro offensivo di Hazard e compagni.
Ma quel che si nota tatticamente è la distanza tra i reparti: centrocampo e attacco Blues sconnessi tra loro, Morata e il belga predicano quasi nel deserto, aggrediti costantemente da quei furfantelli guidati dal Pep.
Guardiola vince la partita già nel primo tempo, riesce nell’intento grazie al suo immenso acume tattico: De Bruyne, Silva e Fernandinho calamitano ogni singolo pallone, obbligando gli avversari a giocate a bassa percentuale di realizzazione.
Permetteteci di dire che un 3-5-2 con De Bruyne e Silva mezzali non è una scelta da allenatore normale. È una scelta da fuoriclasse.
Gli Skyblues giocano probabilmente la loro miglior partita dall’arrivo di Pep, trasudano convinzione come non mai e danno l’impressione di poter segnare da un momento all’altro. Mai nessuna squadra aveva messo così in difficoltà Conte da quando è arrivato in Inghilterra (forse l’Arsenal nella famosa debacle che svoltò la stagione), anche un maestro nel leggere le partite come lui è impallidito davanti ad un City totale.
Anche i numeri danno ragione al manager catalano: i suoi tengono di più il pallone e con maggiore precisione, creano tantissimo e riescono anche a concretizzare. Sono però le statistiche difensive ad impressionare maggiormente, su tutte le sole 4 occasioni create dagli avversari, sintomo di come il Manchester City abbia trovato un equilibrio difensivo mancato per tutta la scorsa stagione.
E’ chiaro come, soprattutto in questa fase della stagione, questo City sia a tratti ingiocabile: la combinazione tra condizione fisica e fiducia nei propri mezzi da parte dei giocatori esalta al massimo le già elevate doti dei singoli.
Questa vittoria rappresenta per Guardiola l’apoteosi del suo pensiero calcistico, una vittoria sotto ogni punto di vista che non necessita nemmeno una goleada.
Finalmente Pep ha tra le mani una squadra totalmente a sua immagine e somiglianza, equilibrata e finalmente solida difensivamente soprattutto in tutte quelle piccole cose che fanno una differenza enorme.
Stones e Otamendi rappresentano un’accoppiata completissima abile a spartirsi alla perfezione le mansioni da svolgere, un castello si costruisce dalle fondamenta ed in questo caso sembrano veramente solide.
Revenge
Abbiamo già parlato dell’organizzazione dei Citizens, ma non dobbiamo dimenticarci della vera causa della vittoria: la prodezza di Kevin De Bruyne.
Il belga si toglie un macigno dalla scarpa mettendo al tappeto la squadra che qualche stagione fa l’aveva bocciato, da buon ex deluso è tornato a complicare la vita e procurare danni al suo ex amante.
KDB rappresenta il cuore e la mente di questo City, un giocatore sempre più totale: non solo una tecnica da urlo, ma anche una tenacia in crescita ed un Q.I. calcistico universale e sulla stessa frequenza del suo allenatore. Dalla continuità dell’ex Genk dipenderà quella di tutta la squadra.
Post-partita
Questa gara manda un chiaro segnale a tutta la Premier sulle intenzioni del City per questa stagione, ma può avere un’influenza notevole sul futuro delle due squadre.
Da una parte i vittoriosi, il Manchester City prosegue un periodo di forma assolutamente favoloso e arriva alla sosta con il morale al massimo. Per Guardiola ed i suoi ora è però il momento di dare ulteriore continuità a tutto ciò e saper reagire nel modo corretto ad eventuali passi falsi, il futuro è roseo ma non garantito.
Conte invece potrà approfittare della sosta per cancellare questo amaro passo falso e far riprendere ai suoi la marcia delle partite precedenti. Anche lo scorso anno una sconfitta con l’Arsenal sembrava aver messo al tappeto i Blues che proprio da quel momento iniziarono la scalata al titolo, e se la storia si dovesse ripetere?
Ciò che è certo e che questa partita non è l’atto finale ma solo uno dei primi momenti chiave di questa Premier, incerta come non mai.